In hoc signo: la croce ed il sogno di Costantino, Forse un origine astronomica? La costellazione del Cigno (e il "segno celeste" di Adriano: Antinoo)

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view post Posted on 4/8/2011, 09:52
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Angelo

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CITAZIONE
Bhè, magari questa potrebbe essere un'ipotesi che potrebbe essere approfondita. Forse, qualche testo di Cattabiani potrebbe suggerire qualcosa.

Ci darò un'occhiata ma non mi pare ci fosse nulla. Nel frattempo ho riguardato il Mulino di Amleto e come al solito mi ha regalato altri spunti interessanti! Per prima cosa però, riporto un passo della discussione sui Panthei in cui già allora riportavo alcuni passi del libro di De Santillana:

#entry193843151

A pag. 367 si parla degli Argonauti: per De Santillana si tratterebbe di un mito che evoca la fine di un'Era (Cosmica) e l'inizio di una nuova, completamente diversa. Nel dettaglio questi eroi che vanno alla ricerca ed alla conquista del Vello d'Oro (di un Ariete) in realtà rappresenterebbero il passaggio dall'età del Toro all'età dell'Ariete (dai nomi delle due costellazioni)

Un cambiamento epocale che troviamo citato anche nella Bibbia (ed in molti altri testi sacri antichi) e che sie é ripetuto in seguito col passaggio all'età dei Pesci (età augustea). Ai giorni nostri siamo invece prossimi all'età dell'Acquario.

In sostanza il "nuovo ordine" cosmico é determinato dal fatto che il Sole "cambia casa" (dopo millenni) e non é più ospitato (a partire dall'equinozio di primavera in poi) dallo stesso segno zodiacale-costellazione.
Nell'età dell'ariete (e ne é rimasta una pallida eco nell'attuale astrologia) l'equinozio di primavera vedeva il sole sorgere davanti alla costellazione dell'Ariete (l'età dell'Ariete celebrata dal mito degli Argonati), il millennio precedente invece vedeva il sole nel Toro (ed in quello prima nei Gemelli .. era la mitica Età dell'Oro perduta). Dalla nascita di Cristo, il sole dell'equinozio sorge nei Pesci (ed ecco quindi il simbolismo del Cristo-Pesce).

Aggiungo quindi che se gli argonauti mettono in scena il "cambio di Era astrale" i 12 dei rappresenterebbero invece le dodici case zodiacali, interessate da questo cataclisma. A confermarlo, sempre secondo il De Santillana (pag 225) sarebbero alcuni Miti di platone (nel Fedone e nel Timeo) dove il cosmo sarebbe appunto rappresentato come un dodecaedro: i dodici segni in cui é diviso il cielo nello Zodiaco! da qui alla metafora dei 12 dei ... il passo non é lungo!


Aggiungo un legame col simbolismo della Via Lattea come Strada delle anime morte: con il passaggio da un'era all'altra (questo ovviamente era più evidente nel passaggio tra i Gemelli -quando la Via Lattea coincideva col coluro equinoziale- e l'Ariete) le anime non potevano più percorrere la Via Lattea nella sua interezza e quindi rimanevano bloccate finché qualuno non apriva la "nuova via", e gli Argonauti ne sono una personificazione!

Sempre citando il De Santillana, ho trovato finalmente un legame tra questi miti e San Michele ...
Infatti il simbolismo della nuova via da aprire secondo De Santillana sarebbe equivalente a quello di "prendere le misure" del nuovo mondo.
Nel particolare, apparterrebbero a questo simbolismo tutta una serie di miti in cui l'eroe "misura la profondità del mare" (ricordiamo che il mare e l'oceano erano dal punto di vista astronomico sinonimi del Regno dei Morti). Eco di questi miti si troverebbe in tutti i miti che raccontano di eroi che sprofondano nel mare o che vi gettano qualcosa (quasi fosse un "peso" per misurarne la profondità). Tra questi il De Santillana cita appunto San Michele che appunto venne rappresentato nell'atto di sprofondare il demonio in fondo al mare!

Altro spunto interessante che prendo dal Mulino di Amleto é quello legato al simbolismo della lira: in cielo non c'era solo quella di Orfeo a fianco del Cigno .. ne erano attestate almeno altre due: le Pleiadi, sempre sulla Via Lattea, ed in fondo ad essa sulla prua della Nave Argo. In realtà quest'ultima viene indicata come una "tartaruga", ma se ho ben capito é con il suo carapace che venivano anticamente realizzati questi strumenti.
Il significato era sempre legato al passaggio da un'era ad un'altra, questo perché in molte culture erano presenti miti in cui l'eroe o la divinità erano costretti a sostituire il proprio strumento musicale a corde (non solo la lira quindi) nei momenti di passaggio.

Altra cosa ... dopo aver identificato il Cigno ed i suoi figli (i Gemelli) sulla Via Lattea, ho trovato anche una relazione tra la stella Canopo della Nave Argo ed i volatili.
In quella zona, corrispondente al polo sud terrestre o se preferite al "centro del regno dei morti" era nato l' "uovo cosmico" da cui di era sviluppata la vita..

http://it.wikipedia.org/wiki/Uovo_cosmico

Nella religione orfica, una storia mitica greca, racconta come dall'uovo d'argento, deposto dalla Notte nell'oscurità dell'Erebo e fecondato da un soffio di vento del Nord, contenente il cosmo, sia nato Eros

www.perfettaletizia.it/archivio/infomazione/miti/orfeo.htm

Phanes si unisce con Nyx, la Notte Oscura, scaturita dal Caos, insieme all'Erebo (inferi), e genera Chtonia (la terra, o Gea o Gaia) e Urano (il cielo). Da Chtonia e Urano nasce Chronos, che genera Zeus. Zeus giunto al potere su tutti gli dei divora Phanes.

Analizzando l'origine di questo simbolismo nell'India arcaica appare ancora più chiaro il legame tra la costellazione della Nave Argo e quella del Cigno:

Nella religione induista, l'uovo cosmico, detto Hiranyagarbha , viene descritto (..) come un nucleo universale immerso nell'oscurità e dal quale il Signore Brahma lo ha reso manifesto, per mezzo dell'Aum, una sillaba che permette l'emissione respiratoria e che nell'induismo rappresenta il soffio vitale originale. Da questa primeva creazione della cosmologia induista si è sviluppato l'Universo

Dunque dall'uovo cosmico si sprigiona l'Aum (da cui deriva l'OM buddista) ovvero il soffio vitale, lo spirito.

Il simbolismo del cigno a quell'epoca era strettamente collegato a tutto ciò, come di vede nel "Gioco cosmico" di Nuccio d'Anna dove (facendo un paragona con l'Apollo Iperboreo che viaggia su un cigno) si mette questo simbolismo in relazione a quello del cigno Hamsa su cui viaggia Brahma. L'origine del suo nome deriverebbe dalle radici Ham (Haum, Aum .. sempre il nostro soffio vitale, nel dettaglio rappresenta l' "espirazione") e Sah, l'inspirazione.

Abbiamo quindi in Argo (estremo sud della galassia e del cielo) lo schiudersi dell'uovo cosmico e con esso il diffondersi nel mondo dello spirito vitale. Quest'ultimo viene rappresentato in tutto il suo splendore all'estremo nord della via lattea, nella parte alta del cielo con la Costellazione del Cigno. Tra l'altro questo avvicina moltissimo questa costellazione anche al simbolismo dello Spirito Santo in forma di Colomba ..

http://books.google.com/books?id=mTxz2BreQ...epage&q&f=false

Oltretutto, sempre in riferimento a retaggi pagani nel cristianesimo, viene da pensare anche all'Uovo di Pasqua.

http://webcache.googleusercontent.com/sear...=www.google.com

Il Cristianesimo delle origini collegò all’uovo “cosmico” il principio di vita “futura”, ragione che spiega il ritrovamento, in alcune tombe romane di martiri (sepolcri di Santa Balbina e di Santa Teodora), di uova simboliche in marmo; ma l’uovo di resurrezione per eccellenza resta comunque il Cristo, adombrato nell’antica usanza propria di molte cattedrali di deporre nel sepolcro rituale insieme all’eucarestia – il giovedì santo – un uovo di struzzo, che sarebbe stato recuperato nel giorno di Pasqua. In alcuni reliquiari medievali quello delle uova di struzzo è un simbolismo ricorrente, al pari dell’usanza in vigore nella cattedrale spagnola di Burgos di sospendere alcune uova ai piedi del Crocifisso. È un uovo di struzzo, a sua volta, quello che pende sulla sacra rappresentazione nella celeberrima Pala di Brera di Piero della Francesca (1475), emblema della perfezione divina e simbolo della superiorità della fede rispetto alla ragione.

Questo simbolismo di resurrezione troverebbe origine preromene nell'usanza di collocare nel corredo funebre proprio un uovo di cigno!

http://bibliotecadisraele.wordpress.com/20...claudia-ciardi/

in risposta alle mie curiosità circa questa sepoltura e la presenza di un uovo di cigno nel corredo funerario, mi fece notare come tale oggetto fosse «piuttosto frequente anche nei corredi emiliani preromani», e valesse la pena riportare a un orizzonte religioso e rituale simile «i segnacoli ad “uovo” di Marzabotto e le pietre venete iscritte con la stessa forma». Dunque, un contesto cultuale ampio per una sostanza mitica polivalente, come già si diceva prima.
Dal momento che nel mondo antico i cigni erano considerati animali che accompagnavano il defunto nel regno dei morti, le loro uova erano ritenute un oggetto di buon auspicio per la vita ultraterrena. Ancora Malnati sostiene che l’uovo di cigno, rinvenuto pressoché integro a Lovara (manca solo una frazione della parte superiore), si trova in posizione eminente rispetto al corredo. «È risultata evidente, infatti, la valenza essenzialmente simbolica di quest’offerta funeraria, che non può in alcun modo essere interpretata come offerta relativa ad un “pasto funebre».
Quindi, il rimando è al cigno come animale guida, che dà conforto al defunto nel viaggio per l’aldilà.


Dunque per il cristiano l'uovo rappresentava anche la rinascità nell'aldilà del Cristo, che davvero "apre una strada" alle anime dei defunti proprio come nei miti antichi come quello degli Argonauti! D'altra parte, se il mito della Nave Argo era legato al passaggio precessionale all'età dell'Ariete (vedi Mulino di Amleto), con Cristo abbiamo l'inizio dell'era ancora successiva: quella dei Pesci!

Con questa chiave di lettura, diventa particolarmente significativo anche l'attributo cristologico dell'Agnello (pasquale ed apocalittico). Che non ci sia un qualche rimando all'Ariete del Vello d'oro? Magari non direttamente nei testi sacri .. ma nelle "rivisitazioni" paleocristiane volte a ritematizzare retaggi pagani duri a morire!

CITAZIONE
Interessante il fatto che lo stessa Agrippa realizzò - credo non distante dal Pantheon - il cosiddetto Portico degli Argonauti.

.. e quello di Meleagro, un altro degli Argonauti! ;)
Ne avevamo appunto parlato di là, sempre nel topic sui Panthei .. non avevo riportato la cosa in questo topic perché al momento non vedevo (ancora) un legame tra il Pantheon e gli argomenti qui trattati, ed in particolare con la visione di Costantino.

Ho detto "vedevo" perché ho scoperto ora che anche la costruzione del Pantheon fu originata da un'apparizione divina..

www.amicidiroma.it/spettri-fantasmi...ta-guidata.html

Anche la storia del Pantheon è legata ad eventi “soprannaturali”. Il Tempio di tutti gli dei nacque proprio a seguito di una visione avuta dal prefetto Marco Vipsanio Agrippa prima di guidare l’esercito romano in Persia.

A questo punto mi sembrerebbe più che intrigante scoprire di cosa potesse trattarsi!

Edited by Janus (Ale) - 4/8/2011, 14:23
 
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Angelo

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Ecco l'apparizione ..

http://avirel.unitus.it/bd/autori/baraccon...capitolo_i.html

C'è sulle origini del Pantheon una curiosa tradizione che accozza favolosamente il nome di Agrippa con la Dea Cibele e i tempi di Domiziano, press'a poco così. Il Senato di Roma avea commesso ad Agrippa, allora prefetto sotto Domiziano imperatore, di andare a combattere i Persiani ribellati, ma nicchiando quegli e chiedendo tre giorni per deliberare, ebbe un sogno prodigioso. Gli apparve una matrona sconosciuta e gli promise la vittoria a patto che edificherebbe un tempio di cui ella stessa mostrogli il piano. «Sappi - aggiungeva - che io sono Cibele madre di tutti gli Iddii.» Agrippa vincitore avrebbe, a compimento di quel voto, eretto e dedicato il Pantheon a Cibele.

Una gran testa di quella Dea, gittata per terra presso l'altar maggiore della Rotonda, fu infatti veduta dal Fanucci, sulla prima metà del secolo XVI, ed era forse quella stessa che venne poi murata con altri cimmelii nella prima cappella a destra, sacra a S. Giuseppe, come rilevo da manoscritti contemporanei. Fra quella testa e la leggenda popolare d'una primitiva dedicazione del Pantheon a Cibele, c'è un nesso certo ma chi potrebbe affermare se fu il capo della Dea che desse origine alla leggenda, nei tempi di mezzo, o se fosse egli piuttosto un ultimo testimonio della verità di quella?

La tirannia dello spazio mi costringe a tralasciare una prova intrinseca della convenienza che potè essere fra la forma simbolica del Pantheon e la Dea Cibele la quale, secondo la più riposta teologia pagana, rappresenterebbe appunto l'universalità divina delle cose, il Tutto Dio. Ma, ripeto, non mi basta lo spazio.
 
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Angelo

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Ecco anche il legame tra gli Argonauti e Cibele: durante il loro viaggio, poco prima di entrare in Bitinia (siamo ad Arctoneso, attuale Kapu Dagh .. al confine con questa antica regione) essi finirono per irritare la dea e furono quindi costretti a celebrare riti espiatorii

http://it.wikipedia.org/wiki/Cibele

http://mitologia.dossier.net/argonauti.html

Dopo una sosta a Samotracia, attraversarono nottetempo l'Ellesponto, quindi raggiunsero il mar di Marmara sani e salvi. Avvicinandosi al territorio dei Dolioni, fecero scalo ad Arctoneso, che un istmo collegava al continente. Il re dei Dolioni, Cizico, diede loro ospitalità, ma alcuni Giganti a sei braccia, figli della Terra, venuti dall'interno della penisola, attaccarono gli uomini di guardia all'Argo mentre l'equipaggio era altrove. Eracle che era di guardia uccise i Giganti e li ammucchiò sulla spiaggia. Quindi Gli Argonauti, istruiti da Cizico sulla rotta da tenere, ripresero il mare, diretti verso il Bosforo. All'improvviso venti impetuosi li ricacciarono indietro; gli Argonauti ormeggiarono la nave e si accamparono a terra, ma durante la notte dovettero respingere un attacco degli abitanti del luogo. Al mattino si accorsero che i loro assalitori erano dei Dolioni e che Cizico si trovava tra i morti. Celebrarono le sue esequie con giochi funebri e sua moglie Clita, disperata, si impiccò. Una tempesta impediva all'Argo di riprendere il mare, e Mopso, che aveva il dono della divinazione, li informò che Cibele, la dea frigia del monte Dindimo, doveva essere placata. Gli Argonauti si recarono presso il suo altare sulla montagna, innalzarono un simulacro alla dea e danzarono, in assetto di guerra, intorno alla sua statua. Una lieve brezza si alzò e gli Argonauti poterono riprendere il mare. Quando l'Argo stava per giungere in Bitinia..
 
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view post Posted on 4/8/2011, 16:49
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Angelo

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Ciao a tutti, vista la comparsa sulla scena di Cibele, speravo in qualche modo si potesse chiarire meglio il rapporto tra Agrippa e gli Argonauti ma purtroppo non ho cavato granché ...

Sono riuscito a scoprire solo che l'amante di Cibele, Attis (divinità associata a Dioniso ma dai lineamenti assimilabili anche a Cristo stesso) una volta trasformato in pino da Cibele, fu uno dei primi alberi a cadere estasiato al canto di Orfeo (uno degli argonauti appunto), la fonte parrebbe essere nelle Metamorfosi:

www.senecio.it/sag/orfeo1.pdf

attis1

attis2



Come vedete però l'immagine si riferisce ai momenti immediatamente precedenti la morte e l'assunzione in cielo di Orfeo e non il suo viaggio sulla nave Argo, anche se da lì é tratta la versione originaria in cui gli alberi non erano esseri umani trasformati.

Riguardo invece il rapporto tra le quattro costellazioni della Via Lattea: Argo, Cigno, Gemelli e Sagittario come rappresentazioni di personaggi delle Argonautiche e come rappresentazione dei quattro estremi del cielo .. mi sono ricordato di un elemento piuttosto significativo...

argop



... il fatto che il viaggio sia andato da un estemo all'altro del mondo é ulteriormente confermato anche dalla collocazione geografica di alcune mete del viaggio degli Argonauti:

- la Colchide, dove giaceva prigioniero Prometeo
http://it.wikipedia.org/wiki/Colchide#La_C...mitologia_greca

- il giardino delle Esperidi dove Atlante sosteneva la volta celeste
www.tanogabo.it/mitologia/greca/esperidi.htm

Non ricordo dove l'ho letto, credevo nel "Gioco cosmico" di Nuccio d'Anna ma non riesco a trovarlo ma sono sicuro di aver letto un saggio in cui le due figure di Prometeo ed Atlante venivano assimilate alle due colonne estreme del mondo, estremo ovest (le colonne d'Ercole appunto) e l'estremo Est (la Colchide di Prometeo appunto)

In ogni caso questo simbolismo é ben sintetizzato in questo vaso ..

748c4d6a1b



www.iconos.it/index.php?id=4152

L’iconografia della coppa è estremamente rara proprio per l’accostamento dei due fratelli nel supplizio che, oltre a risalire ad Esiodo che nella Teogonia (Promfc02) ricorda i diversi supplizi dei fratelli di Prometeo prima di introdurre le vicende di quest’ultimo, potrebbe essere portatore di un ulteriore significato. I due infatti sono collocati nei punti estremi della Terra, Atlante ad Occidente e Prometeo ad Oriente e ne segnano quindi i confini, ma sostengono anche la volta celeste; è stato notato infatti come una linea continua si spieghi dal masso sostenuto da Atlante fino a dietro la testa di Prometeo. Inoltre il particolare della colonna a cui è avvinto Prometeo è stato ricondotto alla Teogonia di Esiodo in cui si legge che il Titano fu legato da lacci indissolubili nel mezzo di una colonna e proprio questa fonte stabilisce per prima il ruolo di separatore dei due ambiti, terrestre e divino, per mezzo dell’inganno della spartizione del bue, per poi in un certo senso riunirli, o almeno creare una comunicazione, attraverso l’istituzione del sacrificio rituale (Dobrowolski, 1991, pp. 1221-1227).
 
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view post Posted on 5/8/2011, 17:11
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Angelo

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I conti cominciano a tornare, e devo dire che questa é una soddisfazione non da poco ..

Abbiamo visto il ruolo importantissimo della figura di Orfeo nel passaggio dalla costellazione del Cigno alla Croce del segno di Costantino.

Abbiamo anche visto che la Croce del "segno" di Costantino ha un simbolismo fortemente apocalittico, legato al "signum victoriae" che annuncia il ritorno di Cristo - Agnello col giudizio universale. Questo é confermato anche dal fortissimo legame tra l'imperatore Costantino e la figura dell'arcangelo Michele.

A San Michele Costantino consacrò degli importantissimi templi nei dintorni di Costantinopoli. Importante per noi soprattutto il Sosthenium, tempio dedicato agli Argonauti ma che venne cristianizzato dopo che qui all'imperatore apparve proprio l'arcangelo. Sia agli argonauti che a Costantino apparve in quel luogo una figura alata, due "segni" molto simili!

Il rapporto con gli Argonauti ci riporta ancora ad Orfeo, con i quali ha partecipato alla conquista del Vello d'Oro.
Da una discussione precedente, avevamo appurato però anche il legame tra i templi dedicati a tutti gli dei, i Panthei ed il mito degli Argonauti stessi. La cosa emergeva sia da alcuni esempi in Anatolia sia dal Pantheon di Roma, con annesso il Portico degli Argonauti.

Stiamo quindi girando attorno ad alcuni personaggio che sembrano ritornare ed incrociarsi tra di loro. Mancava però un filo logico che unisse insieme i vari elementi, ciò che ho trovato oggi secondo me può aiutare a far combaciare alcuni pezzi!

Ho scoperto l'esistenza di una riscrittura del poema di Apollonio Rodio. Questa nuova versione risale alla metà del V secolo dC ed é una rilettura in chiave orfica del mito degli Argonauti. Protagonista e narratore della storia é proprio Orfeo, che passa dal ruolo di musico a quello di sacerdore e potente mago. L'opera, di autore anonimo si chiama le "Argonautiche Orfiche"
http://en.wikipedia.org/wiki/Argonautica_Orphica

www.liceorussell.net/zoldnet/Archiv...e%20orfiche.pdf

Rispetto all'opera di Apollonio Rodio, che ne è il modello, nelle Argonautiche orfiche il ruolo di Orfeo acquista un rilievo straordinario, a detrimento di tutti gli altri personaggi. Non è qui possibile un'analisi particolareggiata delle Argonautiche orfiche; mi limiterò perciò a ricordare solo alcuni episodi, che mettono in luce il rilievo che Orfeo assume in quest'opera. Ciò che soprattutto lo contraddistingue è la forza del suo canto accompagnato dalla musica, e a questa forza è strettamente legata la capacità di incantare. Al momento del varo, gli eroi non riescono a trascinare in acqua la nave insabbiatasi e trattenuta da alghe secche. Orfeo (248-73), ispirato dalla madre, compone un canto: esorta gli eroi a tirare la nave verso le onde e, rivolgendosi alla nave stessa, le chiede di ascoltarlo; questa scivola in mare.
Dinanzi al pericolo delle rocce Cianee è particolarmente evidente il legame che unisce la bellezza del canto alla capacità di incantare qualsiasi cosa: Orfeo conosce la pericolosità di queste rocce, descrittegli dalla madre Calliope. Mentre gli eroi remano con ardore, Orfeo cantando incanta le Cianee che si staccano l'una dall'altra; l'abisso del mare ubbidisce alla cetra e alla sua voce divina, e la nave passa. Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, invece, è la dea Atena che con una mano si appoggia a una roccia e con l'altra spinge la nave attraverso il passaggio (2,599- 600).
Il canto di Orfeo è determinante anche in un altro episodio. Già in Apollonio (1,902-11), quando gli Argonauti si dirigono verso l'isola delle Sirene, incantati dalla voce di queste, Orfeo li trattiene intonando un canto veloce, in modo che gli orecchi dei compagni rimbombino di questo suono, e la sua cetra vinca la voce delle Sirene (4,891-919 ). Ma, benché questa risulti indistinta, Bute si getta in acqua. Anche nelle Argonautiche orfiche (1268-90) le Sirene con la loro voce melodiosa affascinano i mortali, facendo dimenticare loro il ritorno. Gli Argonauti vorrebbero accostarsi, e Anceo si sta già dirigendo verso il promontorio, quando Orfeo, ispirato dalla madre Calliope, canta un inno sul conflitto fra Zeus e l'Enosigeo. Non solo salva tutti gli Argonauti, ma, udendolo suonare, le Sirene sono prese da tale stupore che interrompono il loro canto, gettano via gli strumenti musicali e si tuffano in mare, tramutandosi in pietre.
Oltre il ruolo di cantore e di incantatore, Orfeo ha ancora quello di consigliere. A Samotracia persuade gli eroi a farsi iniziare ai misteri degli dèi, perché per ogni navigatore la partecipazione a questi riti è salutare (464-70). Ma l'aspetto che, nelle Argonautiche orfiche, ha più spazio è quello di Orfeo esperto di riti e misteri. Persino la maga Circe demanda a lui i riti espiatorî per l'uccisione di Apsirto, avvertendo gli Argonauti che non potranno tornare in patria prima di aver lavato la loro colpa con purificazioni divine grazie alla scienza di Orfeo (1230-3), riti che questi compirà al capo Malea, supplicando l'Enosigeo di concedere loro il ritorno (1363-8). È soprattutto nell'episodio della conquista del vello (887-1019) che il poeta delle Argonautiche orfiche si sbizzarrisce e dà spazio a Orfeo, che invece non compare in questo punto del racconto di Apollonio, dove è Medea che si occupa di tutto (4,109-82). Nel poema orfico una particolareggiata presentazione dei luoghi conduce il lettore fino al vello d'oro: dinanzi al palazzo di Eeta c'è una recinzione altissima; guardiana delle porte è Artemide, terribile da vedere e da udire per chi non abbia partecipato alle iniziazioni e ai riti purificatorî. Al di là della recinzione c'è un bosco pieno di piante, con in mezzo una quercia altissima, dai cui rami pende il vello. Un serpente, coperto di scaglie d'oro, fa la guardia, senza mai dormire. Una minuziosa descrizione di un rito rivela il gusto dell'autore per la magia popolare; alcuni particolari ricordano i papiri magici. Orfeo scava una fossa triangolare, dentro colloca una pira e compie un sacrificio; vestito di veli scuri, fa risuonare il bronzo e prega. Al suo richiamo subito escono fuori dal baratro Tisifone, Aletto e Megera, seguite da due figure inquietanti: Pandora dal corpo di ferro e Ecate dall'aspetto mutevole. La statua d'Artemide lascia cadere a terra le torce e fissa il cielo, mentre i cani che l'accompagnano agitano la coda. Le porte si aprono; Orfeo e gli altri entrano nel bosco sacro. Il serpente di guardia al vello sibila in modo terrificante, ma Orfeo accorda la voce divina della sua lira e, sulla corda più grave, intona un canto in sordina, senza articolarlo, con labbra silenziose: invoca il Sonno, affinché venga a incantare il drago, che infatti si addormenta. Anche qui il canto si intreccia alla magia.
La sua fama come esperto nella scienza dei misteri e forse la sua discesa nell'Ade hanno fatto sì che il suo nome fosse tradizionalmente collegato all’insegnamento delle cerimonie d'iniziazione


Il legame con Costantino e con molte altre cosa appare evuidente qui:
www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/2823

Dopo un excursus tra le cronache tarde che offrono interessanti spunti di riflessione per comprendere cosa significasse nella tarda antichità la sosta degli Argonauti a Cizico, si analizza come il poeta delle Argonautiche Orfiche tratti l’episodio: rimaneggia il materiale apolloniano, chiaramente con l’intenzione di presentarlo in una forma più semplice e lineare (vv. 490-628 ~ Ap. Rh. I 922-1152), prevedendo anche delle espansioni (la parte sui funerali e i giochi funebri di Cizico, vv. 568-593) o delle singolarità (l’uccisione di Cizico da parte di Eracle). La descrizione della costruzione della statua della dea segue Apollonio Rodio (vv. 606-11 ~ Ap. Rh. I 1117-1122), con l’aggiunta però di un significativo commento sull’eternità del simulacro (vv. 610-611): l’attenzione mostrata dal poeta verso l’episodio ciziceno difficilmente potrà essere considerata casuale, tanto più alla luce delle connessioni fra i ricordi argonautici della zona, Costantinopoli e la cristianizzazione dei simboli e dei luoghi di culto di Cibele.

www.openstarts.units.it/dspace/bits...23/1/AGOSTI.pdf

Il nostro excursus inizia un paio di secoli dopo la composizione delle AO. Si tratta della trattazione della saga argonautica fatta da Giovanni di Antiochia (VII sec.), i frammenti della cui opera sono ora disponibili nella nuova importante edizione di Umberto Roberto 16. Si tratta di Chron. fr. 26,2, p. 62 Roberto (= Par. gr. 1630, f. 238v,15-26):

«In quei tempi visse anche Marsia il flautista e furono compiute le imprese di Giasone e degli Argonauti, i quali, approdati a Cizico, dopo essere stati accolti, per ignoranza aggredirono e uccisero il re Cizico; poiché ne furono addolorati fondarono un tempio in sua memoria. Quindi partirono alla volta del luogo detto ‘Pythia Therma’ e, dopo il sacrificio, chiesero ad Apollo di chi fosse il tempio che avevano edificato. A loro fu dato questo oracolo: «Una vergine sconosciuta sarà gravida; ed invero colui che da lei procede dopo aver conquistato l’intero mondo lo porgerà in dono al padre; di lei sarà questo tempio. Il suo nome è Maria». E quelli, poiché credettero che parlasse di Rea, lo attribuirono a Rea. Questo tempio, sotto l’imperatore Zenone, divenne chiesa di Maria, nostra Signora e madre di Dio»

Dunque nel VI secolo la storia è coerentemente strutturata: dopo la sventurata sosta a Cizico e l’uccisione involontaria del re, gli Argonauti edificano un tempio nella città e si recano all’oracolo di Puqiva ermav(in Bitinia) per chiedere a chi dedicare il tempio. Apollo dà una profezia sull’immacolata concezione di Maria e la nascita di Gesù; prendendolo per un annunzio su Rea, gli Argonauti le dedicano il santuario, che infine sotto l’imperatore Zenone diventerà una chiesa della Vergine.
Anche solo alla lettura, credo, questa tradizione presenta svariati motivi di interesse, in relazione sia alla cristianizzazione dell’oracolo di Apollo e alla sostituzione di un tempio di Cibele con uno della Vergine (che in sé non ha nulla di sorprendente ed è solo uno delle iniziative antipagane prese da Zenone), sia all’utilizzo del mito argonautico nella tarda antichità. L’episodio non fu probabilmente secondario, almeno a giudicare dall’abbondanza di testimonianze. La notizia di Malala (e di Giovanni di Antiochia) non è isolata, ma fa parte di un cospicuo dossier, che proprio recentemente si è accresciuto in modo significativo.

Dunque almeno alla metà del V secolo si era già formata la tradizione di un oracolo che annunciava la nascita del Salvatore e che era connesso alla trasformazione di un tempio di Rea in una chiesa della Vergine. Collocato sul Partenone ad Atene almeno nella testimonianza più antica (Teodoto) e rivolto agli Ateniesi, successivamente esso passa più decisamente a Cizico, dove viene connesso alla vicenda argonautica.

La notizia di un tempio di Rea cristianizzato sotto Zenone (o sotto Leone) non è naturalmente inverosimile: essa è solo uno dei tanti esempi di cristianizzazione di luoghi di culto pagani, cristianizzazione talora ‘naturale’, talora più drammatica. Spesso la sostituzione è annunciata dalle fonti letterarie in termini trionfalistici; nel nostro caso, invece, i testimoni sono concordi nel sottolineare che la trasformazione del tempio in chiesa della Vergine è piuttosto un atto di continuità, già annunciato fin dai tempi remoti dalla dea stessa. È assai probabile che l’elaborazione della leggenda (e del testo oracolare) risalgano alla seconda metà del V secolo, a una fase cioè in cui i testimonia pagani sono utilizzati per sancire la definitiva vittoria del cristianesimo. Ma quel che mi preme qui sottolineare è il collegamento con la sosta a Cizico degli Argonauti. Di fatto si tratta della cristianizzazione di un venerando ricordo argonautico, situata in una zona particolarmente densa di significati religiosi e politici. L’interesse per le tracce del viaggio degli Argonauti, infatti, è legato direttamente alla fondazione di Costantinopoli e alla ridefinizione in senso cristiano degli spazi pubblici della nuova capitale. A Costantino non era sfuggita l’importanza dell’antica statua di Rea-Cibele sul monte Dindimo e – secondo quanto racconta Zosimo – l’aveva fatta collocare nel Tetrastoon (portico del foro di Settimio Severo), trasformandola in Tyche di Costantinopoli (con le palme aperte in segno di protezione della città). Evidentemente le reliquie argonautiche nella zona di Cizico continuavano a conservare il loro prestigio, favorito anche dal fatto l’antica dea tutelare di Bisanzio era Rea, almeno secondo le fonti patriografiche più tardeLa statua di Rea non era l’unica reliquia argonautica della zona. Sulla riva europea del Bosforo si trovava il Sosthenion, trasformato in chiesa di S. Michele: la fonte è sempre Malala, che racconta dell’apparizione agli Argonauti di un dio che annunzia la prossima vittoria su Amico. La statua dedicata per l’occasione fu vista da Costantino ejn ajggevlou schvmati monacou' , ciò che lo portò a identificarla con Michele e ad erigere la chiesa. Recentemente Joëlle Beaucamp ha studiato il caso del tempio di Sosthenion nell’ottica della strategia narrativa e ideologica di Malala, cercando di verificarne la funzione nell’ambito della rilettura data dall’antiocheno della storia pagana. Analoghe considerazioni si possono fare anche per l’oracolo relativo al tempio di Cizico, il quale evidentemente aveva la funzione di assicurare alla tradizione ellenica un ruolo nell’economia della salvezza, in quanto partecipe della Rivelazione divina. Gli oracoli teologici sulla vera natura di Dio si diffondono soprattutto a partire dal IV secolo: una tradizione che trova, come osservato, la sua formulazione più compiuta nella Theosophia Tubingensis. ...

È il momento di tornare alle AO. Vista l’importanza sul piano religioso e della geografia sacra delle reliquie argonautiche nella regione di Cizico, è opportuno chiedersi se essa abbia qualche riflesso sulla riscrittura ‘orfica’ del poema di Apollonio. Nel raccontare la sosta degli Argonauti a Cizico il poeta delle AO rimaneggia il materiale apolloniano, chiaramente con l’intenzione di presentarlo in una forma più semplice e lineare. Tuttavia l’episodio è fra i più lunghi del poema e la riscrittura non si limita a riassumere il modello, prevedendo anche delle espansioni (la parte sui funerali e i giochi funebri di Cizico, vv. 568-593) o delle singolarità (l’uccisione di Cizico da parte di Eracle). La descrizione della costruzione della statua della dea segue Apollonio Rodio, con l’aggiunta però di un significativo commento sull’eternità del simulacro. (...)

Gli Argonauti salgono sul Dindimo per propiziarsi Rea, dopo l’uccisione involontaria di Cizico da parte di Eracle; Argo costruisce una statua della dea e poi un tempio. Al ritorno gli Argonauti si imbarcano e le gomene, che prima si erano ingarbugliate, miracolosamente si
sciolgono e spira un vento favorevole. Gli Argonauti allora scendono per coronocare un altare a Rea Peismativh e poi sulla nave le offrono un sacrificio. Non è nelle caratteristiche, né nelle intenzioni del poeta, quello di innovare con autoschediasmi: certo non si può escludere che l’aition dell’altare si trovasse in una delle sue fonti, preapolloniane o ellenistiche. Ma, dato che il poeta opera un processo di selezione e di riduzione del modello, quel che importa è che si sia sentito in dovere di menzionare proprio questa reliquia argonautica, che dunque si accompagna a quella della statua e del tempio di Era e di cui sottolinea di nuovo il carattere di eternità (v. 627 ejpessomevnoisi). Successivamente gli Argonauti passano in
Misia, dove Eracle perde Ila: abbiamo già visto come l’autore proponga una versione del rapimento in chiave allegorica, distaccandosi dal modello principale. L’attenzione mostrata dal poeta verso l’episodio ciziceno difficilmente potrà essere considerata casuale, tanto più alla luce delle connessioni fra i ricordi argonautici della zona, Costantinopoli e la cristianizzazione dei simboli e dei luoghi di culto di Cibele. È dopo la metà del V secolo che a Costantinopoli comincia il processo che porta alla elaborazione della Theotokos come simbolo protettivo della città: processo in cui l’appropriazione di attributi e qualifiche della Madre degli dèi ha un suo ruolo importante. Allo stesso periodo, come si è accennato, si deve far risalire con tutta probabilità la composizione delle AO, opera chiaramente di un pagano convinto, come mostra inter alia la lunga scena teurgica in cui Giasone evoca Ecate, che già Keydell aveva avvicinato ai rituali testimoniati per Massimo di Efeso, il maestro di Giuliano. L’accurata trattazione dell’episodio di Cizico nel poema mi sembra che vada letta in quest’ottica: come il tentativo, cioè, di intervenire nella lotta per i simboli e di contrapporsi alla cristianizzazione delle reliquie del culto Rea, ben conoscendo il ruolo centrale che esse avevano nella riappropriazione mitica del passato di Bisanzio. È anche possibile che il poema fosse stato pensato proprio per un’audience costantinopolitana.
Una lettura di altri passi del poema che tenga conto non solo degli aspetti letterari, ma anche di quelli ‘funzionali’, mi sembra che potrebbe rivelarsi assai produttiva per una contestualizzazione di questo misterioso testo. Se si potrà dimostrare che esso è anche come un tentativo di ripercorrere e di valorizzare le reliquie del viaggio argonautico, diverrà forse meno urgente la questione con cui chiudevo la mia analisi del passo di Ila: la scelta del tema argonautico è solo letteraria o sottende piuttosto una interpretazione allegorica del mito, analoga a quella corrente nel tardoantico per il racconto odissiaco? Il fatto che un poema mistico-allegorico cristiano come la Visio Dorothei si chiuda con una patente citazione apolloniana dà da pensare: ma rimane il fatto che non vi sono in età tardoantica esempi di allegorismo del mito argonautico. Se però le AO sono un tentativo di rimettere ordine nella geografia mitica, non sarà tanto una interpretazione allegorica del viaggio di Argo quanto la volontà di ridare dignità alle gloriose reliquie del passato che l’interprete dovrà cercare.
Un’ipotesi di lavoro che mi sembra valga la pena di verificare.


Ci sarebbe un mare di commenti da fare .. ma ne parlerò nei prossimi giorni! ;)
 
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view post Posted on 5/8/2011, 18:23

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Mi pare che hai trovato alcuni elementi particolarmente interessanti.
Uno, direi sia quello che non solo i templi pagani ridedicati a san Michele, bensì diversi templi che rimandavano al mito argonautico - presenti presso Costantinopoli - furono convertiti in chiese da Costantino.
Questo, probabilmente, significa che l'imperatore cristiano volle radicarsi in modo coerente nell'antica tradizione pagana per affrontare la rifondazione della Nuova Roma.
Ciao.
 
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view post Posted on 6/8/2011, 14:38
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Angelo

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Rieccomi! Come dicevo é un testo davvero molto ricco di spunti, iniziamo i "commentarii"! ^_^ :P

CITAZIONE
chiesero ad Apollo di chi fosse il tempio che avevano edificato. A loro fu dato questo oracolo: «Una vergine sconosciuta sarà gravida; ed invero colui che da lei procede dopo aver conquistato l’intero mondo lo porgerà in dono al padre; di lei sarà questo tempio. Il suo nome è Maria». E quelli, poiché credettero che parlasse di Rea, lo attribuirono a Rea. Questo tempio, sotto l’imperatore Zenone, divenne chiesa di Maria, nostra Signora e madre di Dio»

Questo spiega chiaramente il perché il Pantheon venne ridedicato in età cristiana alla Madonna: santa Maria ad Martyres
http://it.wikipedia.org/wiki/Pantheon_%28Roma%29
Non era quindi una sparata infondata la fonte che lo voleva dedicato alla dea Rea-Cibele!
CITAZIONE
C'è sulle origini del Pantheon una curiosa tradizione che accozza favolosamente il nome di Agrippa con la Dea Cibele e i tempi di Domiziano, press'a poco così. Il Senato di Roma avea commesso ad Agrippa, allora prefetto sotto Domiziano imperatore, di andare a combattere i Persiani ribellati, ma nicchiando quegli e chiedendo tre giorni per deliberare, ebbe un sogno prodigioso. Gli apparve una matrona sconosciuta e gli promise la vittoria a patto che edificherebbe un tempio di cui ella stessa mostrogli il piano. «Sappi - aggiungeva - che io sono Cibele madre di tutti gli Iddii.» Agrippa vincitore avrebbe, a compimento di quel voto, eretto e dedicato il Pantheon a Cibele.

Rea infatti meritava davvero di essere onorata nel Pantheon, tempio di tutti gli dei: chi meglio di lei, visto che di tutte le divinità era la madre? la Magna Mater deorum appunto!
http://it.wikipedia.org/wiki/Rea_%28mitologia%29

Ma allora .. perché Agrippa in età augustea andò a dedicare un tempio così importante proprio a Rea-Cibele? C'é un piccolo dettaglio che ci fa capire molte cose, e ce lo dà Virgilio nell'Eneide a proposito della moglie di Enea: Creusa venne assunta in cielo al fianco di Cibele, da lassù avrebbe meglio potuto proteggere la sua stirpe!
http://it.wikipedia.org/wiki/Creusa_%28Priamo%29

Creusa si smarrisce la notte della caduta di Troia. Enea riempì di richiami le strade per ricercare la moglie quando scorse il suo fantasma. L'eroe tacque per l'orrore, i capelli irti sul capo. Creusa parlò ribadendo che gli dèi avevano voluto che essa non seguisse il marito nei suoi viaggi ma fosse assunta in cielo per servire Cibele, la Grande Madre. In un estremo, toccante addio, l'ombra della donna ripone in Enea il suo amore per il figlioletto Ascanio. Enea protende gemendo le braccia per abbracciare il collo di Creusa, ma per tre volte egli stringe aria, e il fantasma si dissolve come un soffio di vento.

C'é quindi, in età augustea, uno sforzo per collegare due figure: Rea-Cibele, la madre degli dei e Creusa .. la madre del popolo romano attraverso il figlio Ascanio - Iulo! Tra l'altro il nome Creusa indica anche un'altra mitica "madre di popoli": ovvero la figlia di Eretteo capistipite di due grandti popoli della grecia antica: Ioni ed Achei .. probabilmente il mito di questa "madre dei greci" ha contaminato quello della Creusa latina!
http://it.wikipedia.org/wiki/Creusa_%28Eretteo%29

A proposito di contaminazioni mitologiche .. é da notare che secondo alcune fonti, anche una delle mogli di Giasone degli Argonauti portava questo nome.
http://it.wikipedia.org/wiki/Glauce

Glauce, citata anche col nome di Creusa (in particolare, dagli autori latini, come Seneca, Properzio e Igino)

Questo conferma il fatto che intorno al simbolismo del Pantheon spesso ritornino elementi legati al mito degli Argonauti: un viaggio attraverso il mediterraneo che di fatto ha unito (secondo la rilettura latina) gli antenati greci con i romani!

Ancora più significativo però é un altro indizio:
Creusa, detta Euridice nella tradizione più antica

La cosa é confermata da varie fonti ..
http://books.google.it/books?id=nAn7PEHxYx...=creusa&f=false

Pur essendo riportata da fonti imperiali, risalirebbe ad epoche molto antiche ..



http://books.google.it/books?id=XCOJM_aQhY...uridice&f=false

Le fonti sarebbero l'Iliupersis e le Cypria..
http://it.wikipedia.org/wiki/Iliou_persis
http://it.wikipedia.org/wiki/Cypria

... e a mio avviso ben si inquadrerebbero nell'ambito delle discipline orfiche di cui abbiamo già parlato!
http://it.wikipedia.org/wiki/Orfismo

In effetti sia Creusa (moglie di Enea) che Euridice, moglie di Orfeo hanno in comune il fatto di essere delle "ombre", delle anime defunte.
Sia l'Enea di Virgilio che Orfeo sono scesi negli Inferi attraverso un pericoloso viaggio.
Anche in questo caso é probabile una contaminazione tra vari miti!

Per quello che ci interessa in questo topic, trovo significativo il fatto che vari indizi colleghino il mito di Enea e quelli (strettamente legati tra loro) di Orfeo e degli Argonauti.
Da una parte abbiamo quindi una rilettura latina di antichi miti greci, tutti volti a esaltare Roma come una "Nuova Troia", dall'altro abbiamo una serie di culti orientali (orfismo, Cibele che "emigrano a Roma e qui trovano nuova linfa)

Dal punto di vista delle costellazioni celesti, avevamo visto come Orfeo fosse asceso in cielo nella Costellazione del Cigno, e come lungo la via Lattea (via delle anime, su questo ho trovato su questo molti riferimenti anche nel libro di Cumont che sto leggendo: "Astrologia e religione presso greci e romani") ci fossero moltissime costellazioni collegate agli Argonauti.E' significativo notare anche quanto l'Orfismo stesso risenta della teoria secondo cui le anime risiedevano proprio tra le stelle ..
http://it.wikipedia.org/wiki/Orfismo

Lo spirito, che risiedeva nei cieli, compie un peccato e cade dal regno dei cieli sulla terra reincarnandosi in un corpo, che utilizza per espiare la propria colpa. Con la morte, l'anima (il daimon dei greci) trasmigra e si ricompone, non sulla base di un principio individuale ma su nuova aggregazione per qualità magnetiche, in un altro corpo che può anche non essere quello di una persona (questo dipendeva anche dal comportamento che il daimon aveva tenuto nella vita precedente: se ha espiato la colpa torna nel regno dei cieli, altrimenti si reincarna in un corpo differente).
 
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view post Posted on 8/8/2011, 10:37
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Angelo

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Ho finito di leggere "Astrologia e religione presso i greci e i romani" di Franz Cumont, a pag.199 ho trovato uno spunto interessante che conferma il legame tra il simbolismo degli angeli (e quindi di San Michele) con quello dei volatili (e quindi con la Costellazione del Cigno).
L'iconografia dell'angelo che accompagna l'anima in cielo deriverebbe (anche) dall'uccello degli dei solari Baal (di ambito semitico). Ecco aveva il compito di portare in presenza degli dei le anime di chi a loro era stato devoto.
La similitudine con gli angeli dell'iconografia cristiana e con il San Michele psicopompo é piuttosto intuitiva!

L'ccello in questione dovrebbe essere una specie di fenice: l'uccello Hol del dio Baal Saphon, assimilato allo Zeus Kasios

La cosa curiosa é che avevamo già trovato questa divinità, proprio in relazione ad un segno celeste (nefasto) ricevuto dall'imperatore Adriano poco tempo prima della congiunzione Giove Saturno da noi analizzata ..

#entry459451129

Il passo é particolarmente significativo, perché parla di un episodio del 130 dC (3 anni prima l'allineamento) che ha avuto per protagonista proprio l'imperatore Adriano, durante la "scalata-pellegrinaggio" sul monte Kasios (o Aqraa al confine tra Siria e Turchia).
http://en.wikipedia.org/wiki/Mount_Aqraa
Qui il "segno divino" fu per Adriano forse un pelino più "forte" del richiesto .. un fulmine che durante un sacrificio in cima al monte "stramazza" il sacerdote officiante. Il che ovviamente non aiutò Adriano a farsi una buona buona fama in Medio Oriente!
Magari era davvero alla ricerca di qualche altro segno divino a lui favorevole!


Il libro di Cumont mi é stato anche utile per chiarirmi il motivo per cui, all'interno della Via Lattea come via delle anime dei defunti, si trovassero così tanti riferimenti solari (ed in particolare il nostro Cigno, sacro al dio Apollo cui era devoto anche il nostro Orfeo).

La ragione é semplice: ci sono due "tappe" diverse nel viaggio dell'anima .. l'"ascensione" vera e propria ed il successivo peregrinare lungo la via lattea (o nelle varie sfere celesti, dipende dalle tradizioni) in attesa di una reincarnazione o collocazione definitiva.
La fase ascensionale avveniva di norma sul carro del sole (come si vedeva tra l'altro nella salita al cielo del profeta Elia http://it.wikipedia.org/wiki/Elia ). La cosa era ampiamente accettata in età imperiale.
Se dunque le anime salivano in cielo col Sole, poi da lì dovevano "prendere la coincidenza" per la Via Lattea. Questo ci fa capire che le "stazioni di cambio" dovevano essere all'incrocio tra il percorso del Sole (l'eclittica) e la stessa Via Lattea: e quindi ancora una volta ciò avveniva nelle costellazioni del Sagittario ed in quella dei Gemelli come avevamo detto prima!
 
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view post Posted on 11/8/2011, 17:00

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Che il simbolismo dell'arcangelo Michele possa avere a che fare con l'angelo che si vede nell'affresco di Piero della Francesca e che rappresenta il sogno di Costantino?
Ciao.
 
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view post Posted on 12/8/2011, 11:14
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Angelo

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CITAZIONE
Che il simbolismo dell'arcangelo Michele possa avere a che fare con l'angelo che si vede nell'affresco di Piero della Francesca e che rappresenta il sogno di Costantino?

E' possibile, anche se l'angelo rappresentato da Pietro della Francesca non ha nessun attributo che lo possa identificare in alcun modo.

331px-Piero_della_Francesca_017_a



C'é però da considerare che Piero viveva in una Firenze che da poco aveva ospitato il Concilio che tentò di riunire cattoloci con ortodossi, con un profondo scambio culturale che può averlo senza dubbio ispirato.

Ciò che mi fa pensare che ormai sia indubbia l'associazione tra San Michele ed il "segno" apparso a Costantino alla vigilia della Battaglia di ponte Milvio (27 ottobre 312) é poi questo passo ...

http://en.wikipedia.org/wiki/Michael_%28archangel%29

Other feasts of St Michael at Constantinople were: October 27, in the "Promotu" Church

.. e dov'era questa chiesa chiamata Promotu? Era proprio Anaplous, quella in cui a Costantino apparve l'Arcangelo!!

www.istanbul-city-guide.com/Besiktas-Istanbul-/
Arnavutköy (previously known as Hestai, then Promotu and Anaplus). The long lost Byzantine church of Ayios Mihael built by Constantine was here. It was pulled down and its stones used to build the castle of Rumeli Hisari.

http://en.wikipedia.org/wiki/Arnavutk%C3%B6y

E' quindi Costantino stesso a mettere in relazione il segno di Ponte Milvio con San Michele!

Altra novità, sono andato a vedermi su Google Earth il Tempio di Antinoo nella Villa Adriana di Tivoli, mi sono detto .. non é che (visto gli allineamenti archeoastronomici di altri edifici del complesso) é orientato in qualche maniera particolare?
www.tibursuperbum.it/ita/monumenti/.../Antinoeion.htm

.. e la risposta é affermativa: é orientato proprio verso il giorno della sua morte (e verso l'allineamento astronomico che si verificò poi oltre 100 anni dopo a Ponte Milvio!)

Come dicevo .. Google non sembra indicare l'orientamento corretto ma allora perché non sfruttare proprio i sopralluoghi altrui?? :)))

Qui .. www.villa-adriana.net/pages/ita/archeoastronomia.pdf
… in una nota a pagina 12 ho trovato l’orientamento esatto, all’interno di Villa Adriana, di Roccabruna. Mi è bastato confrontare questo risultato con i valori di Google per avere l’orientamento corretto DELL’INTERA AREA!

antinoieion



E cosa è venuto fuori? Il Tempio di Antinoo è orientato a 253,74° N, la differenza dai 255,1° del tramonto del 22 ottobre 133 dC è davvero minima, considerato che va preso in considerazione il margine di errore (inevitabile) ottenuto nel tracciare su autocad il perimetro dei muri .. direi che a questo punto è un orientamento quasi sicuro (anche perché in quella direzione non dovrebbero esserci ostacoli all’orizzonte!)
 
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view post Posted on 12/8/2011, 14:20

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http://en.wikipedia.org/wiki/Michael_%28archangel%29

Other feasts of St Michael at Constantinople were: October 27, in the "Promotu" Church

.. e dov'era questa chiesa chiamata Promotu? Era proprio Anaplous, quella in cui a Costantino apparve l'Arcangelo!!

www.istanbul-city-guide.com/Besiktas-Istanbul-/
Arnavutköy (previously known as Hestai, then Promotu and Anaplus). The long lost Byzantine church of Ayios Mihael built by Constantine was here. It was pulled down and its stones used to build the castle of Rumeli Hisari.

http://en.wikipedia.org/wiki/Arnavutk%C3%B6y

E' quindi Costantino stesso a mettere in relazione il segno di Ponte Milvio con San Michele!

Questa, come informazione, mi sembra davvero interessante e, per certi versi, oserei dire "inedita".
Bel colpo.
Direi che la fonte sia :Martinow, "Annus Graeco-slavicus". Giusto? Cosa vorrà poi dire in greco "promotu"? Magari la cosa potrebbe essere ulteriormente interessante. Tra l'altro, le fonti antiche mi pare riportino che l'edificio fosse a pianta circolare (o mi confondo coll'altra chiesa dedicata a san Michele?).
CITAZIONE
Altra novità, sono andato a vedermi su Google Earth il Tempio di Antinoo nella Villa Adriana di Tivoli, mi sono detto .. non é che (visto gli allineamenti archeoastronomici di altri edifici del complesso) é orientato in qualche maniera particolare?
www.tibursuperbum.it/ita/monumenti/.../Antinoeion.htm

.. e la risposta é affermativa: é orientato proprio verso il giorno della sua morte (e verso l'allineamento astronomico che si verificò poi oltre 100 anni dopo a Ponte Milvio!)

Anche questa mi sembra un'informazione interessante pur se, a mio parere, in considerazione delle discrasie rilevate sull'orientamento, andrebbe forse verificata - se possibile - di persona.
Ciao.
 
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view post Posted on 12/8/2011, 14:36
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Angelo

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in considerazione delle discrasie rilevate sull'orientamento, andrebbe forse verificata - se possibile - di persona

Senza dubbio .. però in questo caso mi sento più fiducioso che tante altre volte.
Questo perché per verificare l'orientamento non ho usato i dati di Google Earth, ma direttamente quelli dello studio archeoastronomico della De Franceschini e di Veneziano.

Mi spiego: ho trovato un allineamento da loro misurato (e quindi a meno di svarioni improponibili, attendibile): nel caso il sito di Roccabruna, a pochissimi metri dall'Antinoeion.
Ho "orientato" la foro aerea di Google secondo i rilievi di Roccabruna .. fatto questo, anche il Tempio di Antinoo dovrebbe essere correttamente orientato! :)
 
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view post Posted on 12/8/2011, 14:55

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Mi spiego: ho trovato un allineamento da loro misurato (e quindi a meno di svarioni improponibili, attendibile): nel caso il sito di Roccabruna, a pochissimi metri dall'Antinoeion.
Ho "orientato" la foro aerea di Google secondo i rilievi di Roccabruna .. fatto questo, anche il Tempio di Antinoo dovrebbe essere correttamente orientato!

Bhè, se hanno pubblicato il loro lavoro, immagino che abbiano curato l'orientamento degli edifici. D'altra parte, se tu pensassi di lavorarci sopra, allora immagino sarebbe necessario recarti sul posto.
Ciao.
 
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view post Posted on 12/8/2011, 15:44
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Angelo

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Direi che la fonte sia :Martinow, "Annus Graeco-slavicus"

Dove hai trovato questo riferimento?
Come fonte, io ho trovato questo libro ..
http://books.google.com/books?id=Uw-o3tqtL...promotu&f=false

The 2010 Astrotheology Calendar
By D. M. Murdock, Acharya S, N. W. Barker

... e questo riferimento:
www.ni.rs/byzantium/doc/zbornik6/PDF-VI/24%20Graham.pdf

Frederick G. Holweck, ‘Michael the Archangel’, in CE 10 (New York, Robert Appleton Co, 1911),

CITAZIONE
Cosa vorrà poi dire in greco "promotu"?

Mah .. per i miei ricordi di liceo non sembra nemmeno greco! Le parole greche non mi pare finissero in "-u"!
A prima vista tradurrei col latino "pro motu", ovvero "promosso", proprio come in italiano, quindi .. un simbolismo tutto "ascensionale" se fosse!

CITAZIONE
Tra l'altro, le fonti antiche mi pare riportino che l'edificio fosse a pianta circolare (o mi confondo coll'altra chiesa dedicata a san Michele?)

Mah .. credo che tu ti stia confondendo ..
Ho cercato un po' in rete ma non mi pare fosse a pianta circolare, guarda un po' se con questi siti in inglese ci capisci qualcosa in più .. sembra che in queste descrizioni ci sia uno stilema assimilabile a quello di Anaplous

http://www.ehw.gr/constantinople/forms/fLe...1749#endNote_22

The church was remodelled by Justinian I and, according to Prokopios, the Justinianic church followed the plan of St. Michael of Anaplou. Prokopios’ description of the second, along with the archaeological evidence, allows a reconstruction of the form of St. John the Baptist in Hebdomon. It was an octagonal church which reminds the ground-plan of its contemporaneous church of St. Vitale. Its apse was semicircular both on the inside and the outside, which is uncommon in Constantinopolitan religious architecture of this period. The foundations of six piers were discovered in the nave. Two piers in the south- and one in the northeast side were found in their entirety. Thus, we know that they were 2.40-2.75 m. wide and 6 m. high. From the eastern piers which were attached to the apse only their abutted half was found. The church had possibly an atrium and was surrounded by porticoes. It may also have had galleries and had been covered with a dome.

http://www.ehw.gr/constantinople/Forms/fLe...x?lemmaid=10914

La chiesa dei SS. Sergios e Bakchos è rettangolare esternamente e internamente a pianta ottagonale ed è coperto da una grande cupola. Condivide il suo più stretto parallelismo strutturale con tre chiese erette anche nel periodo giustinianeo: S. Vitale a Ravenna, San Giovanni Battista in Hebdomon (Bakirköy moderna, che fa parte di Istanbul) e l'Arcangelo Michele in Anaplous (sulla riva europea del Bosforo, moderna Arnavutköy). La navata a cupola ottagonale è delineato da una galleria in continuo su due piani, che avvolge la navata a nord, ovest e sud. La navata centrale della cupola , che si compone di sedici costole con otto finestre, è supportato su otto ampie arcate che cadono su otto pesanti pilastri che formano un ottagono. Lo spazio tra i piloni è attraversato da 28 colonne di marmo, due in ogni baia con l'eccezione del bema. Le colonne galleria superiore si intrecciano con archetti, mentre le colonne in basso colonnati portare un architrave. Le colonne ai quattro angoli della navata sono disposti a formare nicchie semicircolari che sono coronate da semi-cupole a livello di galleria superiore.

CITAZIONE
D'altra parte, se tu pensassi di lavorarci sopra, allora immagino sarebbe necessario recarti sul posto.

Eh .. cosa non semplice vista la distanza .. Magari in collaborazione con gli autori di "In Hoc Vinces" (romani di Roma) ci si riesce a cavare qualcosa ..
Il problema é che se la si butta sull'archeoastronomico "puro" mi sa che si deve andare giù con più precisione, tipo fare dei rilievi col teodolite.
In altre parole .. se al Gaspani (o a qualche "archeoastronomo) diciamo che verifichiamo gli edifici con l'ombra del sole (come gli antichi) quello si mette a ridere temo! :P
 
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view post Posted on 12/8/2011, 18:34

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Ho trovato il riferimento al link che avevi segnalato tu: http://en.wikipedia.org/wiki/Michael_%28archangel%29
Tuttavia, leggendo, la cosa non è molto chiara, sebbene un calendario liturgico (o qualcosa del genere) come sembrerebbe essere "Annus graecus -slavicus" , penso dovrebbe richiamare la suddetta festa di san Michele.
CITAZIONE
Mah .. per i miei ricordi di liceo non sembra nemmeno greco! Le parole greche non mi pare finissero in "-u"!
A prima vista tradurrei col latino "pro motu", ovvero "promosso", proprio come in italiano, quindi .. un simbolismo tutto "ascensionale" se fosse!

mmmh..., ho idea che il termine riguardi strettamente il luogo geografico.
Un'altra possibilità che mi viene in mente è che possa aver a che fare con "promotus "(seconda declinazione in"us"? bho!), un termine onorifico militare del tardo impero romano http://en.wikipedia.org/wiki/East_Roman_army . Poiché si parla di una devozione di carattere militare, mi pare che la cosa potrebbe anche avere un senso.
Si tratta comunque di ipotesi buttate lì e nulla più, naturalmente.
Per quanto riguarda Anaplous, ringrazio per i riferimenti, che non conoscevo.
Io mi basavo su Procopio (qui tradotto in inglese:
http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roma...ldings/1C*.html
He rebuilt the one at Anaplus in the following way. 7 By a stone quay he made the shore-line there curve inward to form a sheltered harbour and he transformed the sea-beach into a market. 8 For the sea at that point is very calm, and makes possible trading with the land. 9 And the sea-traders tie up their skiffs along the p73stone quay and from their decks exchange their merchandise for the products of the land. 10 Behind this shore-market extends the court (aulê) in front of the church. In colour this court resembles beautiful marbles and snow. 11 Those who promenade here delight in the beauty of the stones, while they rejoice in the view of the sea and revel alike in the breezes wafted from the water and in those that descend from the hills which tower over the land. 12 A circular (enkyklios) stoa surrounds the church and is lacking only on the side towards the east. In the centre stands the church, adorned with stones of an infinite variety of colours. 13 The roof soars aloft in the form of a dome (tholos). How could any man do justice to the work in describing the lofty stoas, the secluded buildings within the enclosure, the charm of the marbles with which both walls and pavements are everywhere arranged? 14 In addition to these an extraordinary amount of gold has been applied to every part of the shrine and looks just as if it had grown upon it.
Evidentemente il portico circolare era stato realizzato attorno ad un edificio a pianta ottagonale.
Se non sbaglio, tuttavia, in origine lì si trovava il tempio dedicato dagli Argonauti ad un dio sconosciuto. che, sempre se non sbaglio, era stato convertito in chiesa.
Mi domando - ma temo sia una domanda senza risposta - che forma potesse avere. A occhio e croce, comunque, una forma con pianta centrale.
CITAZIONE
In altre parole .. se al Gaspani (o a qualche "archeoastronomo) diciamo che verifichiamo gli edifici con l'ombra del sole (come gli antichi) quello si mette a ridere temo!

No, non credo si metta a ridere. Una volta, sempre che io non ricordi male anche qui, mi pare che Gaspani abbia affermato che, per i rilevamenti utilizzati per valutare l'iconografia legata all'orientamento, anche una misurazione che utilizzava i movimenti del sole rilevati al computer poteva essere accettabile.
Mi sembra che anche secondo alcuni archeoastronomi liguri, l'uso del teodolite non era strettamente necessario.
Ciao.
 
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