Domnacharola |
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| Il saltarello compare in uno dei primissimi manuali di danza che ci siano pervenuti, De pratica seu arte tripudi (della pratic dell'arte di danzare) di Guglielmo Ebreo, datato 1463, dove è indicato non come un ballo, bensì come una misura della danza. Ovvero, corrisponderebbe ad un 6/8; mentre 4/4 è il tempo di quadernaria e 6/4 quello di bassa dan; la quarta misur è data dala piva , su cui esiste qualche complicazione. Nelle danze di questo periodo si ritrova quindi la misura di saltarello inframmezzata ad altre misure, molto spesso alla bassa danza. Gli corisponde un passo specifico, che secondo la ricostruzione oggi più accreditata (B.Sparti) inizia con un elevè sul primo movimento, che può anche diventre salt nlle versioni più popolari. Successivamente il tempo di saltrello si ritrova in numerosi brni di varia natura, sempre più spesso con connotazione popolare; si evolve come passo di danza correlato assumendo forme proprie dell'epoca in cui lo consideriamo, e viene inserito in diverse coreografie. Giunge nell'ambito popolare sino ai giorni nostri, assumendo forme coreografihe e passo diversi a seconda delle zone, e attraverso il trasferimento del termine ad una danza specifica (il salterello emiliano, ad esempio...)per finire poi cristallizzato in singole danze, con coreografia rigidamente determinata e denominate "salterello" dai musicologi-antropologi-ricercatori che nel secolo scorso le hanno raccolte in ambiti rurali prima della scomparsa. "cristallizzate" perchè la danza è una forma culturale tramandata oralmente, quindi viva, che si modifica nel tempo. Mentre oggi possiamo solo ballare danze ormai codificate ed apprese nei corsi, mentre l'obiettivo si sposta ad eseguire alla prerfezoine psi e coreografie. Questo per quanto riguarda la danza. Sulla musica dei salterelli post medievali, passo la palla ad Eudossia.
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