INTRODUZIONE ALL’ARCHEOASTRONOMIA

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Janus (Ale)
view post Posted on 16/12/2011, 15:12 by: Janus (Ale)
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IL CIELO ANTICO: ECLISSI E COMETE


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Anche se la cosa è meno nota, l’attenzione dei nostri progenitori non era rivolta soltanto verso verso i grandi moti regolari del cosmo. Erano considerati omina, segni divini, anche fenomeni atmosferici quali il fulmine, il tuono o le nuvole (Kelen, 2008) che infatti erano oggetto di analisi da parte di indovini ed aruspici.
Era l’imprevisto, l’inspiegabile ad essere più analizzato: esso era seguito con terrore proprio a causa della sua eccezionalità e rarità. Quale ragione spingeva gli dei a rompere il regolare ritmo dei corpi celesti? In generale la cosa era interpretata come segno di sventura, catastrofe e distruzione.

Uno dei fenomeni più terrificanti era senza dubbio l’eclisse, ed in particolare quella del sole: nulla doveva essere più agghiacciante che vedere le tenebre cadere in pieno giorno. Il fenomeno, di per sé molto semplice, è determinato dall’occultamento del Sole a causa del passaggio davanti ad esso della Luna.

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L’eclissi lunare, invece, può essere determinata anche da un’altra causa: l’interporsi del nostro pianeta tra Luna e Sole, ciò finisce per “lasciare all’ombra” la superficie del nostro satellite. Come ovvio, paura e stupore erano maggiori più grande era l’ignoranza dei fenomeni astrali. Scene di panico erano all’ordine del giorno tra la gente comune: si temeva infatti che questi segni di sventura preannunciassero disgrazie, epidemie o addirittura l’Apocalisse (Bondì, 2006, p. 262). Il timore che il sole si spegnesse per non riaccendersi più aveva probabilmente un’origine antica come l’uomo: ne troviamo però traccia anche nel Nuovo Testamento, nel momento della morte di Cristo sulla croce. Per un attimo tutto si ferma ed il sole si spegne: una prefigurazione del ritorno dell’Agnello nel Giorno del Giudizio.
Le manifestazioni di queste paure spesso sfociavano in rituali molto folkloristici, agli occhi di noi moderni. I Cinesi, ad esempio, ritenevano che durante l’eclissi un drago tentasse di divorare il Sole: era quindi necessario uscire nelle strade e fare più rumore possibile onde spaventarlo e farlo desistere. In Giappone invece non c’era una “partecipazione attiva” nel far terminare l’eclisse: si aveva piuttosto cura di coprire tutti i pozzi e proteggere le acque, cosicché il Sole Nero non potesse avvelenarle.

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Una delle eclissi più famose della storia risale al 28 maggio 584 a.C.: il sole si oscurò nel bel mezzo di una battaglia tra Persiani e Lidi. Pur essendo stata ampiamente previsto dagli astronomi del tempo, tra cui Talete, il fenomeno atterrì a tal punto i due schieramenti da determinare una conseguenza tutt’altro che nefasta: la fine del conflitto tra i due popoli che durava ormai da sei anni.
E’ importante però precisare che se la massa ignorava completamente le cause di questi fenomeni, non era così per l’élite dei sacerdoti: in quasi tutte le civiltà, fin dall’antichità, gli astrologi avevano infatti il compito di registrare ogni evento e, possibilmente, prevederlo. Anticipare ed annunciare l’imminente eclisse aveva un’importanza enorme: da un lato poteva tranquillizzare i sudditi convincendoli dell’assoluta normalità del fenomeno, dall’altra (ancora più fondamentale) legittimava il potere dei sovrani che sembravano farsi “portavoce in Terra” delle decisioni divine.
Nelle cronache cinesi si riporta ad esempio che nel 2137 a.C. vennero fatti giustiziare due astronomi, rei di non avere avvertito il sovrano di un’imminente oscuramento del Sole: una negligenza “sovversiva” che hanno pagato con la vita (Sassone Corsi, 2005, pp. 39 e segg.).
In realtà, non sempre le eclissi erano viste come un presagio funesto: a Tahiti ad esempio esse erano immaginate come una congiunzione amorosa tra il Sole e la Luna, mentre per gli Inuit dell’artico il momentaneo assentarsi di questi due corpi celesti è interpretato ancora oggi, affettuosamente, come una loro veloce “visitina” sulla Terra: tanto per vedere che tutto vada bene e non ci serva una mano.

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Altro fenomeno molto importante era ovviamente l’apparizione delle comete. Esse sono degli ammassi di ghiaccio ed altre sostanze volatili che, quando la loro traiettoria si avvicina al Sole , sublimano (“evaporano” passando dallo stato solido a quello gassoso) creando la famosa chioma che dà loro il nome, ed in alcuni casi anche la caratteristica coda. Visto il lungo periodo di rotazione delle loro orbite (a volte anche di millenni ma in rari casi addirittura non esiste periodicità, visto che esse vengono “sputate” fuori dal nostro sistema solare) le comete erano difficilmente catalogabili e venivano considerate come eventi eccezionali, spesso forieri di presagi nefasti. L’interpretazione naturalmente variava in base anche alla forma ed al colore delle comete stesse che vennero per questo diligentemente catalogate, in base ai disastri provocati, dai cinesi nei testi di Mawangdui (circa 1500 a.C.). Da Aristotele a Seneca, in molti formularono delle ipotesi circa la loro natura: non era infatti chiaro se esse si originassero nella fascia atmosferica o nelle sfere planetarie (Rigutti, 1997, pp. 29 e segg. - Walker, 1997, p. 444)
La cometa più famosa è probabilmente quella di Halley, da alcuni identificata anche con la Stella di Betlemme, anche se la cosa è dai più ritenuta improbabile (Moore, 2007, p. 345).
 
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