INTRODUZIONE ALL’ARCHEOASTRONOMIA

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Janus (Ale)
view post Posted on 16/12/2011, 09:27 by: Janus (Ale)
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IL CIELO ANTICO: LA LUNA


Altra protagonista fondamentale del cielo è ovviamente la Luna: sulla base delle sue fasi erano infatti regolati molti aspetti del calendario naturale. Riguardo ai suoi influssi sul mondo vegetale, basti ricordare una regola non scritta ancora oggi adottata dai contadini:

Tutto ciò che deve crescere e svilupparsi deve essere fatto in Luna crescente
Tutto ciò che deva arrestarsi o morire deve essere fatto in Luna calante
(Biafore, 2004, p. 172).


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Per fare quindi un esempio: si semina con la prima falce e si raccoglie o pota nell’ultimo quarto. Va ovviamente poi citato il fenomeno delle maree, con conseguenti influenze sul ciclo biologico di molti pesci e piante acquatiche (Biafore, 2004, pp. 172 e segg.) Meno evidente, ma altrettanto importante era l’influenza lunare sul ciclo mestruale e quindi sul concepimento: il termine “mestruazione” (in tedesco “die Mond” ovvero “la Luna”) significa proprio “cambiamento della Luna”, dal termine latino mens: “mese”, ma anche “Luna” (Aveni, 1993, pp. 124 e segg.).
Quest’ultima associazione ci rivela un aspetto molto importante: se nel calendario moderno l’anno è costruito sul ciclo solare di 365 giorni, il mese è invece a tutti gli effetti “lunare”, essendo impostato sul “mese sinodico” ovvero (semplificando) sul tempo che intercorre tra un novilunio ed il successivo: 29 giorni 12 ore 44 minuti e 2,9 secondi.

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Nel cristianesimo, assume una valenza lunare anche la festività della Pasqua: a partire dal Concilio di Nicea del 325 d.C. si stabilì infatti di celebrare questa festa la prima domenica di plenilunio successiva all’equinozio di primavera. Questa convenzione comportò l’elaborazione di un metodo matematico per poter conoscere la data della Pasqua con largo anticipo: nota l’epatta (l’età della luna al primo giorno dell’anno) era possibile ricavare il giorno esatto tramite semplici tabelle (Biémont, 2002, pp. 221 e segg.).

Il tentativo di conoscere nel dettaglio i movimenti del nostro satellite fu, per gli antichi, decisamente più frustrante che l’analisi degli altri corpi celesti: la Luna infatti non si comporta come il Sole (ricordiamo che, nella fase compresa tra il solstizio invernale e quello estivo, esso aumenta la sua altezza in cielo ed estende l’angolo tra i suoi punti di alba e tramonto per poi compiere esattamente il percorso opposto negli altri sei mesi dell’anno).

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Il nostro satellite ha un movimento più complicato e “lunatico”: ogni 15 giorni sorge esattamente ad Est mentre le due settimane precedenti si comporta come il Sole nella fase “estiva”, andando ad aumentare la propria altezza, sorgendo e tramontando sempre più a Nord. Viceversa, nei quindici giorni successivi alla levata ad Oriente, esso farà come il Sole invernale andando a ridurre il proprio arco, sorgendo e tramontando sempre più verso Sud. La cosa è ulteriormente complicata dal fatto che, mentre il ciclo solare si compie in 365 giorni, quello lunare dura enormemente di più: 18,6 anni (il ciclo di Metone). Durante tutti questi anni, la Luna raggiungerà la sua massima declinazione Nord (il suo punto di alba/tramonto più vicino al Nord, detto anche “stazione lunare Nord” o “lunistizio superiore”) una sola volta e poi, quindici giorni dopo, toccherà l’altro estremo del cielo: il lunistizio inferiore, il più vicino al Sud e con il percorso più basso sull’orizzonte. Questi due archi estremi della luna fanno capire meglio la differenza rispetto al tragitto compiuto dal Sole: essa, al suo massimo, percorre un arco notevolmente più ampio del percorso solare estivo mentre; quando è al suo minimo, ha invece un tracciato di molto inferiore rispetto a quello del Sole invernale. Ovvio che queste “libertà” di cui sembrava godere il nostro satellite fossero da alcuni popoli interpretati come il segno della superiorità della Luna su tutti gli altri dei celesti (Cossard, 2010, pp. 45 e segg.).


"Sull’isola c’è anche un tempio notevole di forma circolare. La Luna, quando è osservata da quest’isola, sembra trovarsi solo a piccola distanza dalla Terra. Il dio visita l’isola ogni 19 anni e danza tutta la notte dall’equinozio
fino alla levata delle Pleiadi"

Diodoro Siculo (I sec. a.C.), Bibliotheca historica


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Il brano di Diodoro Siculo (che a sua volta si rifà ad Ecateo di Mileto) parla di un tempio degli “Iperborei” (coloro che vivono "sotto l'Orsa Maggiore"): termine con in quale i greci definivano le popolazioni delle zone più settentrionali dell’Europa.
Oggi, grazie alle verifiche archeoastronomiche, siamo in grado di individuare la località menzionata (in precedenza identificata con Stonehenge): si tratterebbe del sito di Callanish, nelle isole Ebridi, all’estremo nord della Scozia (Gaspani, Cernuti, 1997, pp. 12-13 - Cossard, 2010, pp. 68 e segg.). Ciò che davvero stupisce è che la fama di questo tempio lunare fosse giunta così lontano nello spazio (fino in Grecia) e nel tempo (Diodoro visse 1500-2000 anni dopo la sua realizzazione).
Il sito megalitico presenta un cerchio di pietre centrali di 13 metri di diametro. Subito all’esterno partono degli allineamenti di massi che “puntano” a vari corpi celesti: stelle fisse (levata di Capella e Pleiadi), Sole (equinozi, solstizio estivo e meridiano -ovvero il Sud-) e Luna (lunistizio inferiore e superiore).

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Tutto ciò però non basta però per identificare il sito citato da Diodoro con Callanish: l’aspetto univoco, associabile solo a questa località (tra tutti i monumenti megalitici noti) è proprio quello della “danza notturna” compiuta della luna ogni 19 anni. Il fenomeno descritto infatti è legato a quello dei lunistizi, che si verificano appunto ogni 18,5 anni: in particolare, il fatto che la la Luna sembri “trovarsi solo a piccola distanza dalla Terra” è un’illusione ottica abbastanza comune quando il nostro satellite si trova basso sull’orizzonte. La particolarità di Callanish sta nella sua latitudine, “relativamente” vicina al circolo polare artico: è cosa risaputa che, più ci si spinge a Nord, più il Sole rimane basso sull’orizzonte nell’arco dell’anno, fino a raggiungere il “caso estremo” artico in cui esso non sorge per sei mesi o (viceversa) non scende mai sotto l’orizzonte nel periodo estivo (il cosiddetto “sole di mezzanotte”).
Come abbiamo detto precedentemente, la Luna nei suoi lunistizi (ovvero i suoi percorsi estremi) disegna archi molto più alti e bassi rispetto a quelli del Sole ai due solstizi: questo è particolarmente evidente alle latitudini di Callanish, dove il percorso minimo della luna è davvero ridottissimo.


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Ciò che Diodoro ha descritto corrisponderebbe quindi allo spettacolo della Luna “sub-artica” il giorno del suo lunistizio inferiore Sud, quando essa non riesce al alzarsi per più di un grado e dieci primi sopra l’orizzonte e sembra “strisciare” parallela all’orizzonte per una ventina di gradi di azimut. Proprio per questo essa pareva agli antichi abitanti della Scozia “più vicina alla Terra” (Cossard, 2010, pp. 68 e segg.).
 
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