COME ORIENTARE GLI EDIFICI?
Esistevano vari modi per verificare l’orientamento di un sito, alcuni in grado di raggiungere un’altissima precisione, altri meno precisi ma più pratici. Il più famoso era il cosiddetto “
cerchio indù”, citato anche da Vitruvio. Il procedimento era semplicissimo: si piantava un bastone per terra facendo attenzione che fosse perfettamente verticale; dalla sua base si disegnava una circonferenza tutt’intorno ad esso, si attendeva (di mattina) che l’ombra dello gnomone andasse esattamente a colpire un punto del cerchio; al pomeriggio si faceva la stessa cosa con un secondo punto. Si congiungevano poi le due zone trovate, il segmento trovato indicava l’asse Est-Ovest; in ultimo si tracciava una perpendicolare a questa retta, passante per la base del bastone: si ricava così l’asse Nord-Sud. Il procedimento si basa sul fatto che il sole proietta la stessa ombra due volte al giorno, una di mattina e l’altra di pomeriggio: l’asse di simmetria tra le due rette è proprio l’asse N/S (Bartolini, 2006, pp. 66-67 - Baj, 2000, p. 31).
Oltre all’uso del Sole, vi erano poi svariati
metodi notturni che in genere sfruttavano l’osservazione del polo nord celeste. Un ottimo modo di ricavare l’orientamento era quello illustrato nella figura qui a fianco: si costruivano due
cavalletti a cui venivano appesi dei fili a piombo. L’osservatore si poneva davanti ad essi e guardava verso la
stella polare: quando quest’ultima era perfettamente allineata con due fili, allora si era determinato l’asse Nord-Sud. Per prevenire le oscillazione dei piombi a causa del vento, essi venivano immersi in acqua o liquido denso e oleoso. (Bartolini, 2006, p. 65) I difetti di questo metodo erano però legati al fatto che, a causa della
precessione, non sempre il polo nord celeste si trova vicino ad una stella (che viene di conseguenza promossa a “polare”). Noi moderni in questo senso siamo molto fortunati: quasi mai (per lo meno in un ciclo processionale di 12.900 anni) una stella é stata così vicina al polo nord celeste. Anzi, spesso è capitato proprio l’opposto, e cioè che intorno ad esso ci fosse solo una zona buia e senza astri.
In quelle epoche “sfortunate”, il miglior metodo era probabilmente quello di osservare la stella più vicina al polo nord durante la sua rotazione. Quando essa si trovava (perfettamente in orizzontale, magari usando per l’osservazione un
muro “in bolla” e perfettamente piano) a sinistra ed a destra del polo, era sufficiente dividere a metà il segmento trovato per ricavare l’esatta posizione del Nord. Naturalmente il metodo può essere usato anche oggi, se si desidera la massima precisione (Romano, 1992, p. 189).
Per applicare la tecnica appena esposta, poteva essere utile anche la
staffa a croce o
radius astronomicus, strumento utilizzato nell’occidente medievale. Esso è costituito da una lunga asta di legno graduata su cui scorre un braccio perpendicolare (graduato anch’esso). Portando lo strumento all’altezza degli occhi e traguardando tramite i mirini i corpi celesti, era possibile ricavarne le distanze angolari con semplici calcoli di trigonometria. Ne esistevano di varie lunghezze: quelli più lunghi (da almeno 4,5 metri) erano utilizzati per le misurazioni astronomiche, mentre le versioni più piccole venivano impiegate per i rilievi topografici (come in figura) o per la navigazione (Walker, 1997, p. 330).
Un altro metodo era infine quello usato nella cerimonia di fondazione dei templi egizi, detto del “
tendere la corda”. Esso é documentato in molte rappresentazioni. In esse si vedono il faraone e la dea
Seshat, uno di fronte all’altra, nell’atto di sostenere due asticelle, tra le quali passa una corda (nell’altra mano entrambi impugnano una sorta di martello). Le iscrizioni che accompagnano quest’iconografia fanno esplicito riferimento all’osservazione del cielo “a Nord” e quindi richiamano immediatamente un’orientazione astronomica, purtroppo però non ci sono pervenuti maggiori dettagli (Magli, pp. 95 e segg.).