La basilica milanese di San Lorenzo: i mosaici del sacello di Sant'Aquilino

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Ermelinda
view post Posted on 30/9/2010, 10:14




Prima di affrontare il problema forse è utile un sunto degli edifici del complesso laurenziano (https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1285836498.jpg).

Probabilmente ultima tra le grandi basiliche paleocristiane costruite nel suburbio milanese, S. Lorenzo colpisce allo stesso tempo sia per l’elaborata planimetria a tetraconco, ampiamente diffusa in area egea e mediorientale, ma assai rara nell’Occidente latino, sia per i numerosi problemi posti dalla sua cronologia e dalla sua funzione originale. Questo nonostante che molte parti del suo articolato complesso siano ancora conservati in alzato.
Il terminus post quem per la fonazione della chiesa e dei suoi corpi annessi è dato dal reimpiego per le fondazioni dei blocchi dell’anello esterno del non lontano anfiteatro, verosimilmente demolito nel 401 all’approssimarsi dei Goti di Alarico, che avrebbero tenuto sotto assedio Milano per mesi: il loro uso per creare una vasta platea di fondazione soprattutto per la cappella di S. Aquilino – parte del progetto originale forse come mausoleo imperiale – permette di collocare la fondazione nel decennio successivo al 401, forse ad opera della committenza di Stilicone (giustiziato a Ravenna nel 408, per ordine dello stesso imperatore Onorio, con l’accusa di alto tradimento, essendo stato vittima di una congiura di palazzo: la damnatio memoriae che colpì il suo nome potrebbe spiegare la perdita del ricordo di un suo ruolo nella fondazione di questa chiesa, citata già da fonti scritte della fine del V secolo, ma che tacciono il nome del suo fondatore); in ogni caso, la prima menzione letteraria dell’edificio riguarda la sepoltura qui del vescovo milanese Eusebio I (morto nel 452), il che significa che a quella data la chiesa doveva essere stata terminata e consacrata. È noto dalle fonti scritte che una delle tre cappelle ottagonali annesse, quella di S. Sisto (lato nord della chiesa) fu costruita dal vescovo Lorenzo I, alla fine del V secolo, ma anche in questo caso l’edificio avrebbe potuto essere compreso nel progetto originario; infine, proprio in seguito alle recenti indagini sulle murature antiche, l’esame del 14C ha permesso di individuare mattoni della prima età longobarda nelle pareti di S. Aquilino.

Prospetto a atrio porticato. Davanti alla chiesa, lungo la via per Pavia, sorgeva un vasto quadriportico, la cui superficie eguagliava quasi quella della basilica. I pochissimi avanzi, rintracciati a livello di fondazioni, hanno permesso di ricostruirlo come porticato su quattro lati, e dotato di esedre terminali sul lato adiacente alla facciata, che davano maggiormente risalto a questo spazio. Lungo la strada, un colonnato architravato fungeva da il prospetto monumentale, con ingresso unico al centro sottolineato da un arco fra le colonne mediane (il loro intercolumnio è maggiore), soluzione glorificante che imitava i prospetti palatini di Spalato e Ravenna, il che avvalora ulteriormente l’ipotesi di un committente imperiale o strettamente legato alla corte. Le sedici colonne corinzie, con fusti scanalati e rudentati, sono in marmo di Musso e risalgono al II secolo d. C.. esattamente come gli architravi: si tratta di spoglie omogenee, probabilmente ricavate da un edificio civile di Mediolanum. Le aggiunte in mattoni sopra gli architravi appartengono alla fase basso medievale della chiesa: in origine, un attico e un timpano sempre in marmo dovevano completare la parte terminale della struttura. Avancorpi in muratura inquadravano ai lati questo prospetto. La datazione di questo settore d’entrata coincide con quello della chiesa.

Il corpo centrale tetraconco. La chiesa vera e propria, a pianta tetraconca, costituiva il centro del complesso: anche in questo caso, l’analisi delle fondazioni e degli elevati superstiti ha indicato una cronologia unitaria, circoscrivibile nei primi decenni dopo il 402. La complessa struttura del corpo centrale è leggibile nelle fondazioni, messe in luce negli anni Trenta del Novecento (senza alcuna attenzione al metodo stratigrafico): quattro torri angolari quadrate, disposte ai vertici si un quadrilatero, sono collegate da quattro esedre semicircolari dorate di un ambulacro interno a due piani. Lo spazio risultava quindi divisi in un vano centrale e in un ambulacro continuo (le quattro basi delle torri erano percorribili attraverso arcate), separati in origine da colonne (tutte sostituite nel XVII secolo) e da pilastri in muratura; anche la galleria al primo piano doveva essere aperta mediante colonnati, ma anche in questo caso tutti i sostegni risalgono al periodo barocco. Le più recenti indagini strutturali hanno definitivamente permesso di risolvere la dibattuta questione delle coperture originarie: le quattro esedre erano coperte da semicatini in muratura, mentre lo spazio quadrato centrale da una vasta volta a crociera, sempre in muratura: le tracce degli attacchi alle base delle quattro torri (che servivano appunto a contraffortarne le spinte) non permettono ricostruzioni diverse della sua forma. Sappiamo dalle fonti che la chiesa fu danneggiata da incendi e terremoti nell’XI e XII secolo. Il Versum del Mediolano civitate, del 738, menziona lo splendore dei mosaici a fondo d’oro della cupola, e la lucentezza dei marmi dell’interno: le poche tessere i pochi frammenti di crustae marmoree recuperate negli scavi, assieme a qualche lacerto di pannello in stucco ancora alle pareti, permettono di farsi un’idea dello splendore interno dell’edificio: le ampie finestre ad arco che si aprivano nei muri esterni sicuramente inondavano questi spazi di luce naturale, esaltando lo splendore dei rivestimenti parietali. Un ultimo, interessante particolare costruttivo è dato dalla struttura esterna delle torri (una ancora interamente tardoantica), composte di blocchi sovrapposti leggermente rientranti, secondo un modello che trova esempi nella coeva architettura militare.

In asse su ciascuna esedra si addossano al corpo centrale tre sacelli ottagonali, sempre di origine paleocristiana e che ne completavano la struttura, anche se probabilmente avevano funzioni differenti. Limitiamoci al Sant'Aquilino.


La cappella detta, a partire dal Medioevo, di S. Aquilino (anticamente dedicata a S. Genesio) è stata costruita assieme all’atrio a forcipe che le fa da vestibolo sempre entro la metà del V secolo, ma con una tecnica muraria in parte differente da quella della chiesa vera e propria: questo sarebbe indizio di una cronologia leggermente posteriore rispetto al tetraconco; ciò non significa che l’edificio non facesse parte del progetto originario, ma solo che difficoltà varie (probabilmente riconducibili alla situazione politica e militare del tempo) hanno rallentato e forse interrotto per un certo tempo l’attività del cantiere. Le analisi al 14C svolte sui mattoni, poi, hanno rivelato che la parte superiore dell’ottagono, con la sua loggia, subì un restauro generale all’inizio del VII secolo, quindi già in età longobarda. La funzione originaria doveva essere quella di mausoleo, forse imperiale, forse destinato a un membro della casa teodosiana (Stilicone? Serena? Galla Placidia?): questa ipotesi potrebbe essere confermata dal materiali usato per i rivestimenti parietali, il porfido rosso, ora scomparso ma attestato da Giulino da Sangallo (che definisce S. Aquilino “tuto di porfido”). Al vestibolo si accede attraverso un sontuoso portale scolpito con motivi vegetali e scene di corsa nel circo, di età flavia, altro elemento che arricchiva questi spazi e ne accresceva il carattere monumentale. Lo spazio interno dell’ottagono era scompartito, nel livello inferiore, da nicchie alternatamente rettangolari e semicircolari, nel livello superiore da nicchie rettangolari finestrate e collegate da una galleria ricavata in spessore di muro. La cupola a padiglione è in mattoni e ha i rinfianchi colmati di anfore annegate nella malta, una soluzione tecnica già del sacello annesso a S. Simpliciano.
Le pareti del vestibolo erano ricoperte in basso di marmi, in alto di mosaici a fondo azzurro con teorie di personaggi biblici, apostoli e martiri su due livelli, inquadrati da paraste: ne restano scarsi resti, integrati da linee e profili sull’intonaco steso al momento della loro scoperta; l’interpretazione più probabile vede in queste figure una sorta di vera Ecclesia. Anche il sacello ottagono aveva pavimenti e pareti ricoperti da marmi colorati: dagli scarsi resti scoperti in una delle nicchie si è potuto ricostruire che i motivi decorativi erano di tipo geometrico. Nei semicatini delle nicchie est ed ovest sopravvivono ampie tracce dei mosaici originari, raffiguranti Cristo docente fra gli apostoli, e una scena di difficile interpretazione (ascensione di Elia? Cristo/Sole che risveglia i pastori?). L’altissima qualità di questi mosaici, opera di maestranze di grande abilità, che hanno reso con spiccato senso naturalistico le figure e i paesaggi, fanno rimpiangere la perdita del resto del ciclo (che si estendeva anche alla cupola): in queste due raffigurazioni contrapposte sono state lette due metafore dell’alba (Cristo che risveglia i pastori) e del tramonto (immagine del paradiso). I confronti stilistici con i mosaici della basilica di S. Maria Maggiore a Roma (quarto decennio del V secolo), permettono di ipotizzare una cronologia entro il 450 circa. Negli spazi della galleria al primo livello rimangono frammenti di affreschi raffiguranti tarsie di marmi colorati: sono coevi all’edificio, e sembrerebbero una soluzione “a risparmio” rispetto ai più costosi sectilia.

Nicchia ovest, Cristo fra gli apostoli: https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1285837248.jpg
Nicchia est, Cristo-Sol Invictus: https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1285837249.jpg - particolare: https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1285837250.jpg
Resti nel vestibolo: https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1285837557.jpg - https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1285837558.jpg


Sarebbe interessante approfondire il discorso di massima circa iconografia, datazione, confronti stilistici.

Saluti,

Ermelinda

Attached Image: Pianta.jpg

Pianta.jpg

 
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Aliénor17
view post Posted on 30/9/2010, 11:35




Ma questo è un invito a nozze per Marco! O sbaglio?
 
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Esty
view post Posted on 30/9/2010, 12:35




Per quanto riguarda l'immagine del Cristo tra gli apostoli, si può notare come Gesù sia sbarbato; se non erro è un'iconografia tipica paleocristiana. Mi pare compaia già anche in alcune tombe o nelle catacombe. Anche nel Mausoleo di Galla Placidia c'è il Signore come un buon pastore e compare anche qui senza barba.

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...Ravenna_002.jpg

questo invece è, sempre a Ravenna, il battistero degli ariani (che ricordiamo essere comunque stato restaurato)

http://3.bp.blogspot.com/_kE-vRGdLllI/S0g7...iani_cristo.jpg

questo invece quello degli ortodossi, sempre a Ravenna, e la barba c'è.

http://4.bp.blogspot.com/_kE-vRGdLllI/S0g8...niano+cattolico

su Wikipedia dicono a proposito della scena di Cristo tra gli apostoli:

Il mosaico della Traditio legis, ovvero Cristo filosofo tra i discepoli, risale al VI secolo e presenta un interessante fondo oro, segno che questa tecnica (in uso dal V secolo), non era una prerogativa dell'arte bizantina, anzi veniva usato anche in occidente.

Mi sembra una frase un po' così, visto che non è l'unico mosaico a fondo oro dell'epoca, a quanto ricordi.

Non riesco a capire cosa ci sia ai pieid di Cristo in quell'immagine, sembra una pentola di monete..ma non ne capirei il senso. Quindi suppongo che io sia orba e non posso dire cosa sia in realtà :P
 
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Ermelinda
view post Posted on 30/9/2010, 13:12




Ciao Esty,

sì il Cristo giovane e imberbe è un'iconografia tipica del IV secolo (anche se nello stesso secolo troviamo anche l'immagine del Cristo barbuto, vedi l'affresco della Catacomba di Commodilla). Per quanto concerne il registro inferiore vediamo due specchi d'acqua, l'acqua dolce che, secondo la cosmografia biblica, ha origine nel Paradiso e, al centro, una capsa cilindrica contenente sette rotoli, i sette libri dell'Apocalisse. Il tema del Cristo nel collegio degli Apostoli sembrerebbe iniziare dalla seconda metà del IV secolo nelle catacombe romane (lo troviamo anche nel sarcofago di Stilicone nella basilica di Sant'Ambrogio, oggi inglobato in un ambone medievale). Il fondo oro potrebbe invece facilmente essere un'indicazione del Paradiso.
Mi piacerebbe invece sapere su che studio si basa la datazione al VI secolo di Wikipedia...

Intanto grazie per la partecipazione ^_^
 
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Esty
view post Posted on 30/9/2010, 13:23




questo è il link che ho dimenticato di postare prima,citando wikipedia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_di_Sant%27Aquilino

effettivamente dice che il sacello è del V ma il mosaico del VI. sappiamo che wikipedia è attendibile fino a che qualcuno inesperto non copia e incolla cose a caso. ;)
 
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Ermelinda
view post Posted on 30/9/2010, 13:37




mi sono dimenticata di inserire la ricostruzione degli elevati, provvedo

Attached Image: Mausoleo_imperiale_di_san_Aquilino_a_san_Lorenzo_r

Mausoleo_imperiale_di_san_Aquilino_a_san_Lorenzo_r

 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 1/10/2010, 02:07




CITAZIONE
Ma questo è un invito a nozze per Marco! O sbaglio?

In un certo senso sì, ma solo perchè, come sai, ho un sacco di dubbi e cose che non mi sono chiare su quelle due absidiole :huh: . Considerando che prima della discussione qui tenuta con Ermelinda non avevo capito niente né di Castelseprio né di S. Maria Antiqua, ci sono buone speranze che - grazie a lei - finalmente pure qui si accenda la luce! :B):

Anche perché io, di bibliografia a riguardo, ne ho poca. E su quel poco, di analisi dettagliate non ce n'è. So che esiste una monografia su San Lorenzo, con una parte su S. Aquilino mi pare a cura di Bertelli, ma la mia biblioteca non ce l'ha. Quindi, buio :ph34r:

CITAZIONE
Mi sembra una frase un po' così, visto che non è l'unico mosaico a fondo oro dell'epoca, a quanto ricordi.

Beh, chiaramente dipende da quando lo dati, comunque, se lo lasci alla prima metà del V secolo, dove viene solitamente posto, è il primo esempio occidentale. In Oriente c'era già la rotonda di San Giorgio a Salonicco, che di solito è posta proprio nei primi anni del V.

CITAZIONE
I confronti stilistici con i mosaici della basilica di S. Maria Maggiore a Roma (quarto decennio del V secolo), permettono di ipotizzare una cronologia entro il 450 circa

Io di solito l'ho sempre letto a confronto con Galla Placidia...i famosi "roccioni in proscenio"...con tutto il discorso che consegue sulla datazione, la committenza ecc. Così d'acchitto, il confronto con S. Maria Maggiore mi sorprende...chi l'ha proposto?

Ora devo proprio andare a dormire...spero di riuscire a scrivere qualcosa domani! :(

PS
Magari si potrebbe aggiungere, per completezza di discorso, qualcosa sugli straordinari mosaici dell'atrio: anche se probabilmente non sono coevi, sono quasi sicuramente precendenti e potrebbero dunque venire utili.

Saluti.
 
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Ermelinda
view post Posted on 1/10/2010, 11:28




Ciao,

anch'io ho conoscenze solo superficiali sull'argomento, per questo mi piacerebbe approfondire.
Mi sto basando su :
AA. VV., Il complesso laurenziano, in Milano capitale dell’Impero romano 286-402. Catalogo della mostra, Milano 1990, pp. 137-148;
P. J. NORDHAGEN, Mosaici di Sant’Aquilino, originali e rifacimenti, in Milano, una capitale da Ambrogio ai Carolingi, a cura di C. BERTELLI, Milano 1987 (Il Millennio ambrosiano, I), pp. 162-177 (che però parla praticamente solo dei restauri).

Nel cat. Milano 1990 Bertelli propone il confronto con i mosaici di Santa Maria Maggiore (anche Mansuelli 1988 li inserisce nella scia della “produzione romana di forme solenni”), a ciò si aggiunge, per avvalorare la tesi cronologica, che le finte architetture sarebbero un motivo cospicuo anche nella decorazione del battistero di Neone, sempre della metà del V secolo. La resa delle figure avrebbe poi una sveltezza riscontrabile già nella capsella di San Nazzaro o nella patera di Parabiago (fine IV secolo).
I dati archeometrici hanno però fissato un range cronologico coincidente con gli anni di Galla Placidia (Fieni 2004).

Per il fondo oro, a parte la diatriba se la conca absidale della basilica lateranense avesse o meno un mosaico aniconico a fondo oro nei primi decenni del IV secolo, quando li datiamo gli splendidi mosaici a fondo oro e azzurro del sacello di San Vittore in Ciel d'Oro?

Qualche cenno sull'atrio
I mosaici dell'atrio risalgono ad un'epoca in cui già era stato applicato all'ingresso arcuato del sacello il portale in marmo con la corsa delle fazioni del circo (di età flavia). Una vera architectura picta si sovrapponeva alle quattro pareti dell'atrio, le cui absidi dovevano anch'esse contenere una decorazione di cui oggi non resta più traccia. Su due piani erano disposti, in basso, i patriarchi e, in alto, su pareti opposte, gli apostoli e fra loro, verosimilmente, Cristo. Gli spazi fra le finestre, sulle pareti corte, erano occupati da figure di martiri. La fascia superiore era anch'essa su fondo oro.
I restauri del 1937 si sono però particolarmente accaniti su questi lacerti superstiti rendendone la lettura molto equivoca.
Non so molto sulla precisa datazione, posso solo aggiungere che il complesso tetraconco, quattro torri, cappella di S. Ippolito apparterrebbe alla fase I (390-410), mentre la cappella di S. Aquilino alla fase II (410-430), non so se l'atrio a forcipe interposto tra il tetraconco e il sacello fosse già della fase I.

Un saluto!
 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 1/10/2010, 17:21




Chiedo scusa se mi limito a qualche considerazione "volante" e perciò espressa in maniera non molto conveniente: l'argomento m'interessa tanto, tant'è che non so aspettare...ma un esame di filologia romanza incombe!

CITAZIONE
Per il fondo oro, a parte la diatriba se la conca absidale della basilica lateranense avesse o meno un mosaico aniconico a fondo oro nei primi decenni del IV secolo, quando li datiamo gli splendidi mosaici a fondo oro e azzurro del sacello di San Vittore in Ciel d'Oro?

Tardi, tardi! Io ci ho sbattuto qualche giorno sopra, quando sono tornato da Milano, capendoci poco anche perché mi baso sulle mie solite fotografie artigianali; però sono arrivato alla conclusione che stiano in epoca teodoriciana, tra gli ultimi anni del V e i primi del VI. Per quel che vale la mia opinione, naturalmente: volendo possiamo allargare il topic anche a S. Vittore e non mi dispiacerebbe confrontare le mie idee con le tue.

CITAZIONE
Nel cat. Milano 1990 Bertelli propone il confronto con i mosaici di Santa Maria Maggiore (anche Mansuelli 1988 li inserisce nella scia della “produzione romana di forme solenni”), a ciò si aggiunge, per avvalorare la tesi cronologica, che le finte architetture sarebbero un motivo cospicuo anche nella decorazione del battistero di Neone, sempre della metà del V secolo.

Finte architetture? Aspè, ma non è che per caso si riferiscono ai mosaici dell'atrio?

CITAZIONE
La funzione originaria doveva essere quella di mausoleo, forse imperiale, forse destinato a un membro della casa teodosiana (Stilicone? Serena? Galla Placidia?): questa ipotesi potrebbe essere confermata dal materiali usato per i rivestimenti parietali, il porfido rosso, ora scomparso ma attestato da Giulino da Sangallo (che definisce S. Aquilino “tuto di porfido”).

A parte che Galla Placidia sembrerebbe specialista nel farsi costruire i sacelli e poi non usarli ;) è chiaro che questo è snodo centrale, e l'uso del porfido sembrerebbe parlare molto chiaro sulla committenza imperiale. Però, se l'anfiteatro è stato demolito nel 402, siamo un pò in una situazione ambigua, perché terminus ante e post quem andrebbero ad essere incoerenti tra di loro! Poi, non si può dire con assoluta certezza che decorazione musiva e costruzione del sacello siano contemporanee, anche se verrebbe naturale pensare questo; però in circostanze storiche convulse come furono quelle dei primi anni del V secolo, sono possibili anche scenari normalmente poco probabili.
Potrebbe venirci in soccorso l'iconografia, per comprendere qualcosa in più sulla destinanzione del sacello e sulla sua datazione: sfortunatamente, anche in questo caso siamo in presenza di dati contrastanti. A me sembra davvero un pò tirata per i capelli l'iconografia del Cristo sol invictus che sorge sui pastori ecc. Se nella capsa sono presenti i sette rotoli dell'Apocalisse, il tema apocalittico potrebbe essere proponibile, ed in quel caso la presenza di Elia potrebbe essere coerente...certo però con 2 absidi su 4, anzi 1 e mezzo, perché quella di Cristo sol invictus / Elia assunto in cielo è rovinata proprio nel punto topico, diventa dura!
Ed anche sotto l'aspetto stilistico, che poi è l'unico sul quale posso dire qualcosa di un minimo sensato, sono in grave difficoltà. Difatti per me non solo c'è una certa differenza tra le due absidiole (in effetti, in una c'è una specie di idillio bucolico trattato in modo relativamente naturalistico, nell'altra c'è un immagine ad alto grado spirituale), ma anche nell'abside del Cristo tra gli apostoli, io vedo delle differenze evidenti tra una figura e l'altra: due, forse tre mani, ma differenti sia come qualità sia come modo di concepire la figura. Se prendiamo gli apostoli ad uno ad uno, partendo da sinistra verso destra, i primi due sono realizzati con nobiltà e sicurezza di forma tardo-antiche, i panneggi sono intrisi di luce, i contorni hanno passaggi abbastanza lievi, i visi sono coloristicamente intensi, la varietà cromatica delle tessere è accentuata. Ma già i due apostoli successivi sembrano diversi, la varietà cromatica è diminuita, i chiaroscuri sono meno intensi ed i visi quindi più piatti. Inoltre, nel terzo, una linea rossa sottolinea tutto il contorno del mento, in maniera netta. Pure più netto è il contorno, meno presenti gli effetti lumnistici sui panneggi. Col quinto apostolo, la cui figura è seminascosta, ma la testa è ben visibile, siamo passati ad una asimmetria di forme, ed a una semplificazione delle stesse ancora più elevata. Nel sesto, San Pietro, si torna ad una figura più monumentale ed aulica, ma la testa pare sproporzionata rispetto al corpo, di contro alla perfetta proporzione dei primi apostoli. E si avanti così per tutto il mosaico, con un'oscillazione davvero evidente (però evidente solo per me, accidenti! :( ) che non mi so molto spiegare.
Insomma non vorrei fare come Benedetto Croce, ma tra i momenti più "alti" delle due absidi (il pastore sdraiato in quella posizione complicata, la plasticità dei cavalli, certi panneggi intrisi di luce) e quelli meno efficaci (sarebbe meglio dire figurativamente diversi, ma siamo nella stessa opera!) io ci vedo una differenza davvero elevata e dunque perdo il filo.

Ok: tempo scaduto, forma e contenuto sono quello che sono, ma è il meglio che sono riuscito a fare.

Saluti.
 
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Ermelinda
view post Posted on 2/10/2010, 11:28




Capire la distanza che separa mosaici come quelli dei sacelli milanesi di S. Vittore e di S. Aquilino è certo congettura più fine rispetto ad esempio al confronto tra le esperienze musive ravvenati del mausoleo della madre di Valentiniano III e della chiesa palatina di S. Apollinare Nuovo (già dedicata al Salvatore). Nel mosaico absidale con Cristo-Helios (o assunzione di Elia), nonostante la lacunosità, è evidente l'attenzione naturalistica di tradizione antica: ambientazione definita da chiari intervalli spaziali, caratterizzazione dei personaggi, pose classiche; vicina al mausoleo di Galla Placidia (ante 450) che però esibisce più sfacciatamente l'alternanza tra astrazione simbolica e resa realistica (simmetria compositiva, sottolineature degli attributi, etc, premessa per le prossime composizioni ravennati) e, a pare mio, soprattutto alla decorazione della basilica di S. Maria Maggiore (432-440), e si veda l'illusionismo dello spazio ottenuto con varie sfumature del terreno e l'uso dell'oro per suggerire lo spazio aereo (e come sempre non possiamo esimerci dall'analisi delle miniature e mi riferisco soprattutto al di poco posteriore Virgilio Romano).
Nei mosaici teodericiani di S. Apollinare Nuovo (primo quarto VI secolo) si vede una maniera propria della tradizione romana dell'arte plebea, evidente ad esempio nella scena dell'Ultima cena (scansiona lo spazio come farebbe uno scalpellino romano intento a eseguire un rilievo funerario) o nel porto di Classe visto “a volo d'uccello”. I santi milanesi del sacello di S. Vittore in Ciel d'Oro a me non sembrano un'espressione di questa età, a partire dalla considerazione, seppur interessante, del capo di Ambrogio privo di nimbo, a differenza degli altri personaggi, argomento utilizzato a sostegno di una datazione molto ravvicinata dei mosaici alla morte del vescovo, e aggiungo la stretta aderenza alla tradizione del ritratto realistico probabilmente fondata, in questo caso, su una trasmissione iconografica diretta, potrebbero seguire di poco quelli di S. Aquilino o forse essergli coevi, comunque lascio la questione aperta (per dovere di cronaca ricordo che la tecnica a tubi di terracotta cavi uniti da malta gessosa usata per la cupola è stata ricondotta alla metà del V secolo).

Tornando al S. Aquilino. Sì le finte architetture appartengono al vestibolo, nel catalogo della mostra è proposta infatti la stessa datazione sia per i mosaici dell'atrio sia per le absidiole del sacello.
L'iconografia del Cristo-Sol Invictus è stata proposta da Wilpert e la spiego meglio. Le due rappresentazioni sarebbe strettamente collegate: al Cristo-Sole che risveglia e protegge i propri fedeli (i pastori), nella parte dove nasce il sole, corrisponderebbe, dove il sole tramonta, la promessa della vita eterna nel Paradiso dove siedono gli apostoli. Gli specchi d'acqua che appaiono in entrambi i mosaici li legherebbero concettualmente. Resta anche plausibile l'interpretazione dell'ascensione di Elia, ricollegata alla simbologia ambrosiana battesimale, tuttavia dov'è Eliseo che raccoglie il mantello caduto a Elia (Cecchelli l'ha identificato nella figura di profilo presso il bordo destro del frammento di sinistra, ma?)? In ogni caso è debole anche questa obiezione, perché spesso non è presente. Da approfondire (intanto vedi: particolare della porta lignea di Santa Sabina a Roma, 430, https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1286014829.jpg).
Per quanto concerne le numerose mani che collaborarono alla composizione dell'abside con Cristo e gli apostoli, sono d'accordo (e lo è anche Nordhagen) e come sempre la tua analisi è molto apprezzabile.

Ora sono io un po' di corsa, ci riaggiorniamo più avanti, prima lo studio. Io per fortuna mi sono scampata nella specialistica filologia romanza, ma non paleografia, ahimé, che devo assolutamente iniziare a preparare, anche se contro voglia.

Allora a presto,
Ermelinda
 
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Esty
view post Posted on 2/10/2010, 12:27




L'iconografia di Elia o cristo che sale in cielo sul carro è stata riprodotta anche da Guariento da Arpo nella cappella della reggia carrarese a Padova (quella dei famosi angeli). ovviamente non trovo l'immagine che mi interessa riproporvi..vabbè. Chiaramente è un affresco ed è molto più tardo,ma poteva essere interessante riflettere sull'argomento,visto che, a quanto dite, non è del tutto certo che si tratti di Cristo-Helios.

Qui trovate ulteriori dettagli sulla Loggia: www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=9262.
 
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Ermelinda
view post Posted on 2/10/2010, 12:47




grazie Esty, se tu avessi voglia sarebbe molto interessante e utile in generale ricercare l'iconografia nel periodo Tardo Antico, mi sembra se ne veda una già nelle catacombe di Domitilla e in quelle dei santi Pietro e Marcellino; valga lo stesso per il Cristo-Sol Invictus. Ripeto, se hai voglia e tempo, io come scritto oggi sono un po' di corsa, perché stasera lavoro.

Un saluto!
 
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Esty
view post Posted on 2/10/2010, 12:49




Non ti preoccupare, se trovo qualcosa riporto. Buona giornata e buon weekend :)
 
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Ermelinda
view post Posted on 3/10/2010, 09:12




Buongiorno,

questa notte mi è venuta in mente una cosa.

Nel Cantico dei Cantici si legge:
«Nel giardino dei noci io sono sceso, per vedere i germogli della valle e osservare se la vite metteva gemme e i melograni erano in fiore. Senza che me ne accorgessi, il desiderio mi ha posto sul cocchio del principe del mio popolo» (6, 11-12).
Dal momento che i mosaici dell'atrio raffigurerebbero la Vera Ecclesia (il cui nucleo primario Origene identificava con gli Apostoli), le due absidi del sacello potrebbero compendiare tale concetto rappresentando appunto l'amore tra Cristo e la Chiesa espresso dal Cantico, quindi la sua stabilità e unità («Le molte acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo», 8,7). Un desiderio di rafforzamento e solidità che come sappiamo era molto caro alla politica ambrosiana.
Per contro le altre due ipotesi (Cristo-Sol Invictus o Ratto di Elia) non sembrano poggiare su basi così salde, sicuramente non la seconda. Ho recuperato l'immagine del Cristo-Helios nelle catacombe dei Santi Pietro e Marcellino (https://image.forumfree.it/5/1/0/4/3/1/3/1286093113.jpg) e si veda anche la più nota proveniente dal mausoleo dei Giulii (http://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus), ma continua a spiegarsi poco la presenza dei pastori.
Comunque si tratta solo di congetture :P , non fateci troppo caso,

un saluto e Marco in bocca al lupo per l'esame!

P.s
Qui è più chiara: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/wi...97037bbfbfdb007

Edited by Ermelinda - 3/10/2010, 12:44
 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 3/10/2010, 16:27




Imperverso solo un momento, per aggiungere una considerazione a quello che diceva Ermelinda sull'ambito iconografico.
Come sapete, non ne capisco quasi nulla e lascio a voi eventuali conclusioni: però, sulla base di quel che “predica” sempre Flavius :D , una lettura del Cristo come Sol Invictus un secolo dopo Costantino e sulla base di una simbologia così complicata, benché affascinante, mi pare complicata da sostenere.
Per quello che riguarda l'interpretazione di Elia, direi che sarebbe il caso di concentrarsi, dato che nell'altra lunetta abbiamo accertato elementi escatologici, non sulla sua assunzione, quanto sul suo ritorno. Ritorno di Elia che, com'è noto (ne abbiamo parlato giusto qualche giorno fa al riguardo del Muspilli) è legato al tema apocalittico in varie modalità (combattente contro l'Anticristo, annunciatore dell'Apocalisse) tra cui quella del Precursore che riporterà all'ovile le pecore d'Israele. In questo senso il Siracide 48, 10-11 (riferendosi ad Elia) “tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe.11Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore, perché è certo che anche noi vivremo.” Anche Malachia 3, 23-25 “3Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: 24egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio”.
Da qui e da altri scritti (per esempio Enoch) l'elaborazione della figura di Elia redivivo che fu elaborata in vario modo, dando origine a testi molto conosciuti come gli Oracoli sibillini, l'Apocalisse di Elia ecc.ecc.
Però questo è tutto quello che so, non conosco le elaborazioni nel dettaglio e non so se qualcuna di queste sia compatibile con la nostra lunetta: se qualcuno fosse in grado di precisare i termini della questione, o di fare una qualche ricerca a riguardo, potremmo toglierci il dubbio.

Tra l'altro potrebbe essere di un qualche interesse che "Il vescovo di Milano Ambrogio tratta di Elia in moltissime opere. In tutti i suoi scritti, il nome di Elia ricorre per 197 volte e quasi in ogni opera ci sono riferimenti ed accenni vari". (Roberto Russo, Elia profeta della passione, compassione ed amicizia). Ambrogio scrisse anche un libro su Elia, nel 389, il cui titolo era "De Helia et ieiunio".
CITAZIONE
un saluto e Marco in bocca al lupo per l'esame!

Ti ringrazio, crepi il lupo, anche se stavolta - per una serie di circostanze - la vedo un pò dura! :sick:

Saluti.
 
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48 replies since 30/9/2010, 10:14   5822 views
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