Un giudizio sul portale di San Clemente, a Casauria (Pescara)

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MarcoSupersonic
view post Posted on 29/10/2006, 22:36 by: MarcoSupersonic




Intanto vi ringrazio per l'interessamento!
Le finalità della mia ricerca sono verificare la correttezza di una mia teoria e trovarne soprattutto i riferimenti che possano validarla.
Vado ad esporre i fatti. Le sculture dei portali dell'abbazia di san Clemente a Casauria, oltre ad essere un vero gioiellino per gli amanti dell'arte, rappresentano un "unicum" concettuale e stilistico all'interno della regione. La mia passione è cominciata quando ero ancora completamente a digiuno di conoscenze artistiche e già a quel tempo quando andai a visitare per la prima volta San Clemente mi accorsi della particolarità. Janus che non sarà esperto ma è evidentemente un ottimo osservatore, ha già notato le fini decorazioni dell’ornato. Allora mi colpì anche la narrazione (è vero che l’iconografia della “donazione” è diffusa praticamente ovunque, non faccio fatica a credere che anche le storie di fondazione lo siano, seppur non ne abbia mai vista una: in ogni caso non le ho mai viste scolpite sugli architravi), e lo strano posizionamento e gestualità delle figure.
Quando ci sono tornato con occhi più “maturi” mi è balzata agli occhi il bizantinismo imperante di questa rappresentazione. La Madonna con il bambino del portale di destra, inserita da Flavius è paradigmatica in questo senso. Ha i piedi penduli, il viso estatico ed è chiaramente frutto di una stretta osservanza iconologia, con la sproporzione simbolica delle mani e del bambino. Certo che è un modo di comporre tipico di tutta l’arte medievale poco incline al naturalismo ma è diverso il concetto che sta alla base. Tipicamente questo è frutto di un’interpretazione “sentimentale” che punta ad evidenziare particolare funzionali all’espressività ed alla leggibilità della rappresentazione (esempio da liceo, Wiligelmo a Modena, ma è forse il più chiaro: a Nonantola, dov’è attiva la sua bottega, accade lo stesso). Il simbolismo bizantino ha invece ha ragioni più filosofiche (perdonatemi la banalizzazione, non voglio scrivere un papiro pedante) ed anche un formalismo più osservante, vedi anche la cura per l’ornamento delle vesti. Se prendiamo di nuovo la lunetta, si nota (o almeno è il mio parere,eh! ;) ) che pur avendo le figure un ottimo rilievo plastico, forse il plasticismo più misurato ed evidente che mi sia capitato di vedere da queste parti (per l’epoca), sono concepite in senso bidimensionale; in pratica spiaccicate su un muro sarebbero tali e quali. Ma è l’architrave che più turba il mio sonno…nel senso che questo modo di narrare, con la ripetizione delle figure, il linearismo con il quale sono disegnate (guardate come ancheggiano!), la gestualità, il modo di utilizzare le architetture e di piegare il paesaggio all’esigenza narrativa, io le ho viste solo nei mosaici del XII sec. Addirittura, se guardate attentamente alcune figure (non so se la foto è sufficiente per apprezzarlo) potete vedere come lo scultore abbia inciso le linee delle vesti riproducendo i vortici tipici delle lumeggiature che siamo molto abituati a vedere anche negli affreschi.
L’influenza francese è citata da tutte le guide rapide, e questo avviene soprattutto per il portico di matrice “borgognona” costruito negli stessi anni (ma comunque dopo la decorazione del portale che mostra, per questo un portico a 4 arcate, quando l’esistente ne ha 3) e non è che mi avesse mai soddisfatto. Tuttavia non avevo una conoscenza approfondita che mi consentisse di dare giudizi, quindi l’ho presa per buona. Ultimamente ho letto la prima vera analisi monografica della scultura medievale abruzzese (F.Gandolfo – Scultura medievale in Abruzzo, l’età normanno-sveva – Carsa Edizioni) ed ho trovato un’inattesa conferma alla mie impressioni: Gandolfo esclude la matrice francese, più o meno con le mie stesse obiezioni: tuttavia al momento di attribuire l’origine all’opera, risolve frettolosamente la questione, attribuendola ad una bottega vicina a Niccolò, e ponendo come precedente il pulpito del duomo di Fano. Questo è presumibilmente riconducibile alla lunetta con San Michele Arcangelo (il portale di sinistra) e forse agli stipiti con le raffigurazioni degli imperatori, ma non mi pare proprio che abbia a che fare con gli altri due portali. Ed il bello è che proprio Gandolfo dimostra in maniera più che egregia come l’autore del San Michele sia diverso da quello del portale di cui discutiamo. Siccome quest’ipotetica bottega, a Siponto dimostra di possedere per bene le stesse inclinazioni di Casauria e non quelle di Fano, posso dire che l’attribuzione non mi soddisfa!
Solo che non ho la minima idea di dove poter trovare appigli per suggerirne una migliore. Posso solo dire che c’è qualcosa in quell’architrave che ho già visto, sia nei mosaici di Monreale che in quelli dell’atrio a san Marco a Venezia…eppure, dalle foto che ho potuto trovare, niente di questo può essere stato per l’autore più che “formazione”. A voi chiedo:
1)Se ritenete la teoria plausibile.
2) Se c’è qualcosa che avete visto che suggerisca rimandi allo stile del portale casauriense.

Il discorso è importante anche perchè la plastica di San Clemente ha avuto grande eco in Abruzzo, fino alla formazione di un vero e proprio stile detto “casauriense” e di innumerevoli rimandi (proprio oggi ho visto la “Madonna delle fornaci” a Sulmona, ispirata enormemente a quella che ha “postato” Flavius). Tuttavia lo stile casauriense non è quello del portale, ma quello del pulpito e tutti gli altri “echi” hanno preso e sviluppato alcune caratteristiche dell’autore del portale senza però mai comprendere del tutto il suo messaggio figurativo, testimonianza del fatto che tale autore era estraneo al discorso artistico delle maestranze locali.

E’ venuto un papiro lo stesso…scusate! Ho detto quello che so...(o almeno penso di sapere :blink: come detto sono un semplice appassionato)

Se riesco vi allego un po’ di foto.
Saluti

 
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12 replies since 28/10/2006, 21:20   585 views
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