Nuove ipotesi sul ciclo dell'Infanzia a Santa Maria foris portas a Castelseprio, Una discussione eterna

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MarcoSupersonic
view post Posted on 27/12/2009, 16:42




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e qui si fa palese la mia predilezione per la corrente più simbolica

Che poi è anche la mia!! Non c'entra niente con l'argomento in questione ma io vado su tutte le furie quando sento alcuni (anche storici e critici d'arte) usare il termine "primitivi italiani" per pittori del '300...dico gente come Giotto, Simone Martini, Cimabue, Duccio...ma comunque non mi va il termine a prescindere, perché lo percepisco come spregiativo! Tanto per dire che non siamo poi così lontani, io ne facevo più che altro una questione "tecnica" d'approccio ai problemi critici: probabilmente, molto deriva dal fatto che i miei studi sono a livello superficiale, ed il mio occhio non è così allenato a riconoscere molti particolari: ti ringrazio in ogni caso delle tue spiegazioni, mi sono e mi saranno sicuramente utili.

CITAZIONE
Per concludere, sfrutterei ancora la tua grande disponibilità chiedendoti se hai l'immagine dell'Andata al calvario di Santa Maria Antiqua, che mi ricordo essere in discreto stato conservativo. Grazie anticipatamente.

Te l'ho spedita, la condivido anche qui sul forum per chi ne avesse interesse, insieme a quella della "Discesa al limbo" di cui avevamo parlato prima.

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Allora buone feste e in bocca al lupo per gli esami!

Crepi il lupo!! Auguri e buone feste anche a te.
 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 26/7/2010, 14:47




Salve a tutti. Torno a scrivere su questo post dopo molto tempo passato impegnato in altri ambiti ma anche dopo un modulo d'esame su S. Maria Antiqua sostenuto con pieno successo anche grazie a questa discussione ed alle preziose spiegazioni di Ermelinda. Devo dire che molte cose ora mi sono decisamente più chiare (più corretto sarebbe dire che comincio a capire qualcosina laddove prima non capivo niente) ed avevo pensato di “aggiornare” il post approfondendo la questione dell'analisi dell'ambiente romano in relazione a Castelseprio: la scoperta dell'affresco del portico di S. Sabina, ha reso poi ancora più interessante ed “urgente” la questione. Ma andiamo con ordine:
Avevo già avuto modo di accennare più sopra agli affreschi staccati di S. Maria in Via Lata, ora esposti al museo della Crypta Balbi a Roma. Il più antico dei frammenti riporta una storia iconograficamente piuttosto rara, quella dei “Sette dormienti di Efeso”, addormentatisi in una grotta nella quale si erano nascosti durante la persecuzione di Decio (250 d.C. ca.) e risvegliatosi miracolosamente ai tempi di Teodosio II (401-50), quando uno dei dormienti, sceso in città in cerca di provviste si rese conto dell'evento miracoloso. Questa storia di “ibernazione”, un evidente richiamo alla realtà della resurrezione dei morti, provocò grande stupore anche in Efeso tanto che il vescovo e l'imperatore si recarono alla grotta trovandovi ormai ridestati anche gli altri giovani dormienti; il vescovo avrebbe poi trovato davanti alla porta della caverna, secondo la versione riportata da Simone Metafraste nel sec. X, un astuccio contenente due sigilli d'argento, con cui sigillò l'apertura della grotta sfondo di tanto miracolo. Questa dovrebbe essere la scena riportata nel frammento d'affresco che ho potuto fotografare Purtroppo la qualità della foto è molto scarsa (esiste una riproduzione in “Fragmenta Picta” ma una sciocca bibliotecaria ha messo questo libro tra gli “inamovibili”, per cui è molto complicato portarlo fuori e scannerizzarlo...magari nei prossimi giorni ci riprovo): spero sia comunque possibile identificare i chiari elementi ellenistici della pittura, in particolare quei vistosi effetti di plasticismo ottenuti tramite lumeggiature (specialmente sulle braccia e lungo le vesti dei personaggi).

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La diaconia di S. Maria in Via Lata viene citata per la prima volta, nella documentazione, solo sotto Leone III (785-816) ma gli storici sono concordi nel ritenere che dovesse essere sorta molto prima, forse già nel sec. V o al massimo nel VI. La datazione proposta da Bertelli e Maria Andaloro, e confermata dalla Righetti-Tosti Croce è da porre lungo il sec. VII. Bertelli propone confronti con la parte dipinta del c.d. Dittico di Boezio e con gli affreschi delle Catacombe di Generosa a Roma, certamente in opera prima del 683. Sono stati proposti naturalmente anche paralleli con il ciclo di Castelseprio, in particolare per il sapore fortemente “narrativo” dell'opera di S. Maria in Via Lata (rispetto alla ieraticità degli esempi di S. Maria Antiqua) e per la c.d. “temperatura sentimentale”, ovvero quegli sguardi espliciti e piuttosto espressivi che si scambiano i protagonisti dei due cicli di affreschi. Certamente, le figurette della diaconia romana appaiono più “svelte” ed agili rispetto a quelle lombarde, e proprio per questo, e per delle presunte analogie nello scompartimento dei riquadri, sono stati richiamati (secondo me in maniera un po' forzata) degli influssi dei mosaici della navata di S. Maria Maggiore.
La foto che avevo proposto in precedenza, che ripropongo insieme ad un'altra (una teoria di santi), sempre proveniente dalla Crypta Balbi, riguarda invece le storie del Martirio di S. Erasmo e, nonostante la quasi totale perdita di colore, possiamo ancora ravvisare la capacità di ottenere una costruzione volumetrica efficace attraverso il disegno dei contorni delle figure e del panneggio delle vesti, con tanto di alcuni espedienti precisamente sovrapponibili con il pannello dei Maccabei in S. Maria Antiqua e con la scena della Natività a Castelseprio. Tra l'altro, ritroviamo finalmente anche qualche rappresentazione architettonica. Nonostante la frontalità, elementi culturalmente analoghi sono presenti pure nella teoria di santi. Questi affreschi erano stati dipinti sopra alle storie dei “Sette dormienti”, dunque sono necessariamente successivi: è stata proposta una datazione entro la prima metà del sec. VIII.
Nel XVII-XVIII sec. la chiesa di S. Maria in Via Lata fu integralmente ricostruita, nelle forme odierne: gli ambienti della vecchia diaconia furono murati. Quando furono riscoperti ad inizio secolo, l'ambiente era invaso dalle acque e dunque si può comprendere quanti guasti abbiano dovuto subire: a questi va aggiunta un'operazione di stacco e di restauro condotta non a regola d'arte che ha ulteriormente impoverito la materia pittorica.
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Anche i frammenti di San Saba hanno una storia tormentata e difficile (sono sopravvissuti solo in quanto utilizzati come riempimento per sopraelevare la nuova chiesa, rifatta nel sec. XII). E' chiaro che la loro situazione si presenta poco meno che disperata: eppure è possibile ancora percepire, specialmente in una figura come quella nobilissima di S. Sebastiano che propongo, una certa impostazione monumentale, ed una saldezza di squadro che porta a confronti con i clipei di Giovanni VII in S. Maria Antiqua, con i quali condividono alcuni espedienti come le lumeggiature dei capelli e dai quali però li separa – a mio parere – la tendenza a dei passaggi cromatici molto più dolci e progressivi, vagamente accomunabili all'ellenismo del tipo dell'Angelo bello in S. Maria Antiqua. Ad ogni modo, queste sono mie elucubrazioni; Francesco Gandolfo propone una datazione nella seconda metà del sec. VII ed identifica i precedenti nei pannelli di S. Barbara e S. Anna in S. Maria Antiqua.

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Per completezza vi propongo anche quest'altra scena, non tanto perché culturalmente accomunabile alle precedenti (anche se presuppone – per così dire – un retroterra comune) quanto perché rappresentano un'altra componente utile a delineare quello che doveva il panorama di “proposte” della cultura romana lungo il sec. VIII, che è quello a cui dovrebbero riferirsi scene come “La guarigione del paralitico” che vi allego. E' stata affermata una derivazione dall'arte palestinese; giova ricordare che San Saba era sede di una filiazione di monaci orientali, provenienti da una lavra palestinese con lo stesso nome, ed installatisi a Roma prima del 649. Anche per S. Maria in Via Lata è facilmente ipotizzabile una popolazione di origine orientale per via del culto dei Sette Dormienti di Efeso, sostanzialmente sconosciuto in Occidente.

[IMG=http://img835.imageshack.us/img835/3927/sansabaixseclaguarigion.th.jpg][/IMG]

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E veniamo alla recentissima scoperta del portico di S. Sabina: senza voler anticipare valutazioni possibili solo dopo un'attenta osservazione dell'opera dal vivo (o quantomeno su una foto ad alta risoluzione) direi che si possono già comunque isolare alcuni elementi di particolare evidenza: molti elementi di questo pannello, che si giova di una datazione certa attraverso i riferimenti dell'iscrizione, appaiono del tutto inattesi in dipinto della fine del sec. VII: la disposizione ad emiciclo delle figure, la postura dei santi, l'ambientazione architettonica, la clamorosa apertura del porticato verso uno spazio aperto, sono elementi del tutto eccezionali, com'è eccezionale, in senso lato la concezione figurativa che aleggia sull'opera: invito a notare l'imprevedibile scorcio della mensola dove corre l'iscrizione. Confesso che, se questa non fosse così esplicita, avrei pensato molto più volentieri a datazioni intorno al secolo XII, e questo credo esprima meglio d'ogni altra cosa il mio stupore.
Naturalmente poco si può dire della stesura del colore, primo per le condizioni – non certo straordinarie – della piccola pittorica, secondo per via della foto: però, se non prendo lucciole per lanterne, mi pare che le lumeggiature chiare in vari punti del viso della Madonna, e i chiaroscuri nella zona del collo preannuncino un trattamento del colore di matrice ellenistica, paragonabile (anche se non sovrapponibile) a quello trattato prima a S. Maria in Via Lata e – naturalmente – a quello di Castelseprio.

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Che cosa può dirci questa grande scoperta? Una cosa importante, secondo me: che il panorama dell'arte tra il secolo VII ed VIII era molto più variegato e imprevedibile di quanto siamo stati sempre inclini a pensare riferendoci soprattutto alle sopravvivenze musive. Era stato già ipotizzato da alcuni studiosi (vedi Kitzinger) l'impossibilità di una “riduzione ad unità” delle tendenze dell'arte cd. “bizantina”, ma questo ritrovamento ci conferma che ciò che è sopravvissuto di quella produzione non ci autorizza a tracciare linee di sviluppo perentorie. Per molti versi ci soccorre anche riguardo alle datazioni di S. Maria in Via Lata, San Saba e di tutte quelle opere che, per un verso o per l'altro, risultavano un po' eccentriche rispetto alle ipotesi tradizionali. E, se mi è concessa una deduzione, aggiunge credito all'ipotesi di datazione alla seconda metà del sec. VII del ciclo di Castelseprio: quel ciclo, che trova dal punto di vista storico il suo habitat nell'ambito della lotta all'arianesimo e nella continuazione dell'opera "missionaria" cominciata da Gregorio Magno, poteva effettivamente nascere in quell'epoca: l'affresco di S. Sabina, differente stilisticamente ma vicino per qualità e arditezza di soluzioni spaziali ed illusionistiche, ora ce lo conferma.
Oh, tutto questo naturalmente per quanto le mie limitate conoscenze mi permettono di capire. Come al solito, ogni correzione o contributo alla discussione è molto ben accetto.

Saluti.

Edited by MarcoSupersonic - 26/7/2010, 19:24
 
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view post Posted on 28/7/2010, 16:47

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Che cosa può dirci questa grande scoperta? Una cosa importante, secondo me: che il panorama dell'arte tra il secolo VII ed VIII era molto più variegato e imprevedibile di quanto siamo stati sempre inclini a pensare riferendoci soprattutto alle sopravvivenze musive. Era stato già ipotizzato da alcuni studiosi (vedi Kitzinger) l'impossibilità di una “riduzione ad unità” delle tendenze dell'arte cd. “bizantina”, ma questo ritrovamento ci conferma che ciò che è sopravvissuto di quella produzione non ci autorizza a tracciare linee di sviluppo perentorie. Per molti versi ci soccorre anche riguardo alle datazioni di S. Maria in Via Lata, San Saba e di tutte quelle opere che, per un verso o per l'altro, risultavano un po' eccentriche rispetto alle ipotesi tradizionali. E, se mi è concessa una deduzione, aggiunge credito all'ipotesi di datazione alla seconda metà del sec. VII del ciclo di Castelseprio: quel ciclo, che trova dal punto di vista storico il suo habitat nell'ambito della lotta all'arianesimo e nella continuazione dell'opera "missionaria" cominciata da Gregorio Magno, poteva effettivamente nascere in quell'epoca: l'affresco di S. Sabina, differente stilisticamente ma vicino per qualità e arditezza di soluzioni spaziali ed illusionistiche, ora ce lo conferma.
Oh, tutto questo naturalmente per quanto le mie limitate conoscenze mi permettono di capire. Come al solito, ogni correzione o contributo alla discussione è molto ben accetto

Grazie per la serie di immagini che hai inserito in rete. le ho trovate interessanti così come anche i tuoi commenti.
Per quel che concerne il ritrovamento di S. Sabina, privo di compentenze specifiche come è il sottoscritto e nella difficoltà di valutare immagini migliori di quelle rintracciabili su internet, mi parrebbe si possa affermare che il termine "bizantino" si adatti all'affresco solo in senso molto lato e ampio.
Anzi, così, di primo acchito, mi verrebbe da pensare che nella pittura vi sia un richiamo a temi ed espressioni propriamente "romani" che non si limitano solo allo sfondo architettonico, ma anche, in qualche modo (e dico così anche perchè la possibilità di valutare immagini così rovinate è davvero ridotta) alla maniera di raffigurare i personaggi che sembrerebbe (uso il verbo al condizionale) richiamare modelli vagamente "classicheggianti" e quindi "diversi" dall'astrazione cosiddetta "bizantina".
Volendo poi azzardare ulteriormente, anche in considerazione della preminenza data a Maria con il Bambino tra i ss. Pietro e Paolo, mi verrebbe da valutare la possibilità che la "romanità" della pittura possa essere anche - almeno in parte - ideologica e che, in questo modo, si intenda evidenziare come appunto l'idea della "romanità" fosse in quel momento - almeno nelle intenzioni dei committenti - principalmente incarnata dalla Chiesa di Roma (rappresentata verosimilmente da Maria in trono con Pietro e Paolo ai lati).
Ciao.
 
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view post Posted on 29/7/2010, 10:58
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Angelo

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Ne approfitto al volo per ringraziare anche io Marco per il suo intervento e per le foto. Una domandina ...

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(esiste una riproduzione in “Fragmenta Picta” ma una sciocca bibliotecaria ha messo questo libro tra gli “inamovibili”, per cui è molto complicato portarlo fuori e scannerizzarlo...magari nei prossimi giorni ci riprovo)

Non ti conviene portarti dietro una macchina fotografica (magari con cavalletto) e fotografarti le pagine?
 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 3/8/2010, 00:41




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Grazie per la serie di immagini che hai inserito in rete. le ho trovate interessanti così come anche i tuoi commenti.

CITAZIONE
Ne approfitto al volo per ringraziare anche io Marco per il suo intervento e per le foto.

Grazie a voi! Per me è sempre un piacere "sprecare" una mezz'oretta per un intervento sul forum dato che posso contare sempre sulla vostra attenzione! :)

CITAZIONE
mi parrebbe si possa affermare che il termine "bizantino" si adatti all'affresco solo in senso molto lato e ampio.

Ed hai perfettamente ragione. In commento di una delle news pubblicate da Alessandro su Facebook, domandavo giusto se questo pannello si potesse davvero chiamare "bizantino": la mia risposta è orientata verso il "no", almeno stando alla definizione che questo termine generalmente richiama. Le due sante sembrano addirittura guardare in direzione esterna all'opera, ma anche se questo fosse un abbaglio dovuto alla scarsa qualità della foto, che le posture atteggino in direzione di un naturalismo aulico mi pare innegabile. Oltre a tutto ciò che è stato già detto prima.
Sappiamo tutti benissimo però, che di bizantino (ovvero "proveniente da Bisanzio o da artista certamente bizantino") è rimasto ben poco. Un paio di frammenti e molte ipotesi, spesso finemente argomentate, ma pur sempre ipotesi. Era un'opera come questa nel repertorio possibile delle varie "correnti" artistiche che dovevano coesistere a Costantinopoli nel sec. VII? Difficile dirlo. Se dovessi riportare una sensazione - difficilmente argomentabile però - direi che si "respira" un clima romano nell'opera, o quantomeno un clima piuttosto lontano da ciò che era la proposta orientale. Il referente più vicino è proprio Castelseprio, ma anche lì, si tratta a mio parere di un "classicismo" diverso, meno solenne e più "alessandrino" per intenderci. Chiaramente, lì si trattava di un ciclo d'affreschi, mentre un pannello non è che debba raccontare più di tanto.
Eppure, credo proprio che saranno in molti a cercare di farlo "parlare" il più possibile! :P

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mi verrebbe da valutare la possibilità che la "romanità" della pittura possa essere anche - almeno in parte - ideologica

Beh, se la genesi dell'opera è quella riportata, certamente ci troviamo di fronte ad un'opera che riafferma con forza e con enfasi la romanità - ovvero il primato della chiesa romana. Ci starebbe perfettamente che questa volontà di distinguo si esprimesse anche a livello di stile. Rimarrebbe da spiegare come e perché un artista romano di fine sec. VII avrebbe deciso di assumere a modello uno stile ed un linguaggio che - per quanto ne sappiamo - non era più "vivo" a Roma da secoli. Può essere invece che fosse sopravvissuto in opere che non ci sono pervenute? O sarebbe meglio immaginare un altro luogo, magari nel mondo greco, dove l'ellenismo avesse preso strade fin'ora a noi ignote? In tal caso l'autore potrebbe essere un'artista di quella nutrita colonia orientale presente nell'Urbe nell'alto Medioevo.
L'unica via di saperlo è quella di analizzare con attenzione tutte le caratteristiche di quest'affresco, per poi riguardare l'intera produzione del periodo con occhi nuovi, cercando possibili collegamenti.
In attesa di qualc'altra scoperta (ammesso che rimanga qualche soldo per queste facezie, nelle casse delle amministrazioni italiane: si sa, le spese sono tante :angry: )

CITAZIONE
Non ti conviene portarti dietro una macchina fotografica (magari con cavalletto) e fotografarti le pagine?

Finché si tratta di leggere, il metodo va bene. Quando si tratta di cavarsi gli occhi su delle sfumature, inizia ad essere un problema. Ciò che mi innervosisce è che il volume non esce perché "deteriorato". A parte che non sta per nulla peggio di altri, la biblioteca dispone di un servizio interno di rilegatura.
Tra l'altro il libro, negli ultimi mesi, l'ho richiesto solo io.
E vabbè. :ph34r:

Saluti.
 
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view post Posted on 3/8/2010, 08:33
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Angelo

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Tra l'altro il libro, negli ultimi mesi, l'ho richiesto solo io

Ahiahiahi .. sei stato tu a deteriorarlo allora!! :-evil: :-evil:
 
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view post Posted on 3/8/2010, 11:27

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Rimarrebbe da spiegare come e perché un artista romano di fine sec. VII avrebbe deciso di assumere a modello uno stile ed un linguaggio che - per quanto ne sappiamo - non era più "vivo" a Roma da secoli. Può essere invece che fosse sopravvissuto in opere che non ci sono pervenute?

Mha, a mio parere, come fonte di ispirazione per l'affresco, poteva anche essere sufficiente la presenza di mosaici come quello di S. Pudenziana o dei SS. Cosma e Damiano, per non dire delle residue opere della classicità che, nel VII secolo, dovevano ancora essere visibili.
Per cui, direi a maggior ragione, se nella città erano rilevabili espressioni artistiche che appartenevano ad un passato glorioso e si distinguevano per le loro cadenze classiche (forse, meglio, "naturalistiche"), allora mi parrebbe plausibile che ad esse si sia ispirato chi intendeva esaltare le peculiarità della città di Roma e, nello specifico, della Chiesa di Roma.
CITAZIONE
Il referente più vicino è proprio Castelseprio, ma anche lì, si tratta a mio parere di un "classicismo" diverso, meno solenne e più "alessandrino" per intenderci.

A proposito di questo tema ammetto i miei limiti di conoscenza, tuttavia mi permetto di esprimere, se non un'opinione, almeno una sensazione.
La mia sensazione allora è quella che sì, effettivamente gli affreschi di Castelseprio mostrano con evidenza un retaggio classico ancora vitale.
Tuttavia, proprio il tono "alessandrino" che citavi mi pare un elemento che indica una differenza forse sostanziale (mi permetto di affermare questo!) rispetto all'affresco di S. Sabina.
Ovvero, a Castelseprio si ha l'idea di un'espressione di un classicismo ancora spontaneo che ha percorso un cammino, diciamo così, ininterrotto dal periodo tardo romano (orientale?) a quello alto medievale.
Nell'affresco di S. Sabina invece, il concetto che - almeno al sottoscritto - viene comunicato è quello di una citazione aulica ed ideologica precisa, nella quale sia i modi dell'espressione artistica sia l'iconografia (vedi apparato architettonico dipinto) richiamano espressamente il passato imperiale e la sua gloria.
Ciao.
 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 9/8/2010, 19:07




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Mha, a mio parere, come fonte di ispirazione per l'affresco, poteva anche essere sufficiente la presenza di mosaici come quello di S. Pudenziana o dei SS. Cosma e Damiano, per non dire delle residue opere della classicità che, nel VII secolo, dovevano ancora essere visibili.
Per cui, direi a maggior ragione, se nella città erano rilevabili espressioni artistiche che appartenevano ad un passato glorioso e si distinguevano per le loro cadenze classiche (forse, meglio, "naturalistiche"), allora mi parrebbe plausibile che ad esse si sia ispirato chi intendeva esaltare le peculiarità della città di Roma e, nello specifico, della Chiesa di Roma.

Diceva Federico Zeri, che ogni opera d'arte ha bisogno di essere guardata con "gli occhi giusti", del giusto clima culturale per essere apprezzata: ed uno degli esempi che poneva, era proprio quello delle testimonianze classiche, diffusissime (e non solo a Roma, ma un pò ovunque) lungo tutto il medioevo, eppure bellamente ignorate. Quando si racconta del viaggio romano di Brunelleschi e Donatello che diede il là al Rinascimento, si dimentica sempre di sottolineare che quegli avanzi romani erano sotto gli occhi degli artisti locali da sempre. Eppure, anche se una "romanità" di fondo può essere senza dubbio individuata (e influenze classiciste possono essere individuate in un gran numero di artisti romani o transitati da Roma, non ultimi Cavallini e Giotto), gli storici dell'arte tendono ad escludere ispirazioni dirette di artisti medievali (o specificatamente, in questo caso, altomedievali) a quella classicità: questo proprio perché quel linguaggio doveva apparir loro come qualcosa di incomprensibile, inadatto, lontano o - forse ancor meglio - semplicemente estraneo. Quando citi S. Pudenziana e SS. Cosma e Damiano, citi due opere molto diverse, la seconda certamente molto più "astratta" della prima; è stata vista alternativamente come primo trionfo del linguaggio bizantino a Roma o manifestazione di "resistenza" della romanità, ma ciò su cui tutti concordano è che una certa classicità continua a vivere nel forte plasticismo e nella corporalità di quelle figure: e tuttavia, si limita a questo; è una sopravvivenza. Tra l'altro, se si vuole vedere cosa "colpisse" ed influenzasse gli artisti dei secoli successivi a Roma, è possibile rivolgersi alle esili figurette dei mosaici absidali di S. Prassede e S. Cecilia in Trastevere, che di quello di S. Cosma e Damiano rappresentano una diretta trasposizione, quasi totalmente scevra però dei residui classici del modello.
Ora, se si parla di sopravvivenze, credo che nessuno ne metta in dubbio la possibilità: per quanto può contare, è sempre stata una mia idea, che qualcosa, a Roma quanto in Italia, e forse anche altrove, dovesse essere ancora vitale dei modi antichi. Ma qui, mi pare che tu sia d'accordo, c'è molto più di un "rumore di fondo". C'è qualcosa che pare addirittura ispirazione diretta e che non si può spiegare con la presenza di opere così lontane nel tempo (come S. Pudenziana) ma per la quale credo sia necessario ipotizzare - volendo dare all'artista una non scontata cittadinanza romana - una vitalità dei modi antichi non attestataci da altre opere (Castelseprio a parte, ovviamente), oppure una parimenti ignota, quanto straordinaria, operazione di revival, della quale però sarebbe arduo immaginare - come unico esempio - un tutto sommato modesto pannello (non come qualità! ;) ) in S. Sabina.
E qui veniamo anche al secondo punto della tua affermazione: possiamo davvero pensare che intorno al 690 d.C. affermare la centralità romana significasse riaffermare il linguaggio classico? O queste sono meditazioni e concezioni molto più moderne? E comunque, anche ipotizzando una così matura visione storica, non è forse più legittimo pensare che quel linguaggio fosse legato al ricordo della Roma pagana?
Sono sicuramente tutte questioni sulle quali si potrebbe dibattere; e tuttavia, come detto sopra, quest'opera squarcia un velo: ma gli scenari che apre sono tutti da esplorare.

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Nell'affresco di S. Sabina invece, il concetto che - almeno al sottoscritto - viene comunicato è quello di una citazione aulica ed ideologica precisa, nella quale sia i modi dell'espressione artistica sia l'iconografia (vedi apparato architettonico dipinto) richiamano espressamente il passato imperiale e la sua gloria.

D'accordo con la sensazione aulica, ma come detto sopra, davvero la Chiesa avrebbe potuto scegliere questa strategia comunicativa? Dire che esisteva una coscienza della diversità del classicismo romano da quello bizantino (non dimentichiamo gli argenti eracliani di pochi decenni prima, per esempio) e che questa differenza venisse così abilmente e sottilmente padroneggiata, equivale a dire una cosa grossa; non impossibile, per carità: ma certamente da dimostrare. Poi, anche della pittura romana della classicità, sappiamo davvero poco: qualcosa in più ci dice la pittura catacombale e le opere paleocristiane, ma davvero possiamo stabilire qualche parallelo del portico di S. Sabina con opere conosciute? Non sono invece ravvisabili elementi ellenistici molto più stringenti (vedi il modo di ottenere il plasticismo dei visi)?
Ovviamente tutte queste valutazioni, difficilmente possono farsi sulla foto che abbiamo: tra l'altro, la materia pittorica mi pare sopravvissuta davvero in piccolissima parte, per cui sarà arduo valutare tutto quanto per bene! (senza parlare poi dei miei limiti...ed ancor di più di quelli della mia macchinetta!) :ph34r: :ph34r:

Saluti
 
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view post Posted on 10/8/2010, 11:31

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gli storici dell'arte tendono ad escludere ispirazioni dirette di artisti medievali (o specificatamente, in questo caso, altomedievali) a quella classicità: questo proprio perché quel linguaggio doveva apparir loro come qualcosa di incomprensibile, inadatto, lontano o - forse ancor meglio - semplicemente estraneo.

Penso senz'altro che le cose stiano come dici più avanti nel tuo intervento: si trattava di opere pagane realizzate con una sensibilità "pagana" certamente lontana dal messaggio cristiano che, dal punto di vista teologico, era stato ormai notevolmente elaborato e diffuso.
(Divagazione)Se si vuole, questo dovrebbe-potrebbe far considerare come e perché invece i modi della pittura "bizantina" fossero considerati più aderenti ad esprimere il Credo cristiano. Ma questo, evidentemente, è un altro discorso (fine divagazione).
Per quel che ne so, mi pare che le opere antiche fossero comunque ammirate, tant'è che mi risulta che alcune statue di divinità furono restaurate - per il loro aspetto magnifico e per il passato glorioso che rappresentavano - ancora negli ultimi tempi di esistenza del (cristianissimo) senato romano nella seconda metà del V secolo. Poi, naturalmente, dal secolo successivo tutto cambiò. Tra varie cose, mi pare che ad un tema del genere alluda anche T. Burckhardt in un libro su Siena; ma, nel caso, la questione riguarderebbe il XIII-XIV sec.
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Quando citi S. Pudenziana e SS. Cosma e Damiano, citi due opere molto diverse, la seconda certamente molto più "astratta" della prima; è stata vista alternativamente come primo trionfo del linguaggio bizantino a Roma o manifestazione di "resistenza" della romanità, ma ciò su cui tutti concordano è che una certa classicità continua a vivere nel forte plasticismo e nella corporalità di quelle figure: e tuttavia, si limita a questo; è una sopravvivenza. Tra l'altro, se si vuole vedere cosa "colpisse" ed influenzasse gli artisti dei secoli successivi a Roma, è possibile rivolgersi alle esili figurette dei mosaici absidali di S. Prassede e S. Cecilia in Trastevere, che di quello di S. Cosma e Damiano rappresentano una diretta trasposizione, quasi totalmente scevra però dei residui classici del modello.

Senz'altro, ho citato opere assai diverse realizzate a due secoli l'una dall'altra. Quello che intendevo era che in esse, a vari livelli e per varie ragioni, si riflette ancora il senso della classicità e tali mosaici, se si vuole, potevano ben essere visti da chi operava poi nel VII secolo.
CITAZIONE
Ma qui, mi pare che tu sia d'accordo, c'è molto più di un "rumore di fondo". C'è qualcosa che pare addirittura ispirazione diretta e che non si può spiegare con la presenza di opere così lontane nel tempo (come S. Pudenziana) ma per la quale credo sia necessario ipotizzare - volendo dare all'artista una non scontata cittadinanza romana - una vitalità dei modi antichi non attestataci da altre opere (Castelseprio a parte, ovviamente), oppure una parimenti ignota, quanto straordinaria, operazione di revival, della quale però sarebbe arduo immaginare - come unico esempio - un tutto sommato modesto pannello (non come qualità! ) in S. Sabina.

Considerando che, di fatto, mi azzardo qui a proporre valutazioni su tematiche che conosco poco (e mi scuso per questo), non mi sembrerebbe improbabile la tua ipotesi di revival filo-classicheggiante nel VII, anzi.
In questo senso, vorrei tuttavia sottolineare però che ciò che viene espresso nella pittura di S. Sabina è comunque - inequivocabilmente, direi - la gloria della Chiesa di Roma. Quindi, a mio parere, almeno nel caso, la pittura nel suo complesso difficilmente può essere interpretata senza considerare la - chiamiamola così - "pregnanza" del soggetto rappresentato. Tant'è che i rimandi alla classicità non sono limitati solo alle forme pittoriche, ma anche addirittura a quelle architettoniche dipinte, dove la "serliana" rimanda senz'altro ad un modo di esaltare la figura imperiale (e dei rappresanti dell'imperatore) tipica della tarda antichità.
Anzi, a questo proposito, mi viene in mente che, se ricordo bene, Kitzinger, in un breve libro sull'arte bizantina letto da me parecchio tempo fa, indicava come in una stessa pittura (mi pare un'icona del VII secolo realizzata in un monastero mediorientale), il modo astratto con il quale erano stati dipinti alcuni personaggi era palesemente diverso da quello con cui erano stati dipinti altri. Questo, secondo Kitzinger (ma la cosa era comunque evidente), dipendeva dalla volontà di evidenziare la condizione dei vari personaggi dal punto di vista, diciamo così, teologico- spirituale.
Quindi, forse, ciò che mi sembra di capire sia da te ipotizzato (sempre con le cautele che segnali, ovviamente), ovvero un eventuale revival di forme classiche nella Roma del VII secolo, potrebbe essere espressione di una volontà di manifestare un messaggio spirituale e politico sullo sfondo di situazioni dove - forse - l'importanza religiosa e l'autonomia dell'antica capitale imperiale era messa in dubbio.
Mi accorgo, a questo punto, di aggiungere ipotesi ad ipotesi; mi fermo allora qui e mi scuso se il discorso non è risultato troppo organico e coerente. Non mi è venuto di meglio.
Ciao.

Edited by FlaviusStilicho - 10/8/2010, 13:53
 
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Ermelinda
view post Posted on 9/10/2010, 17:57




quanto sono in ritardo..., non mi è mai arrivata la notifica sulla casella di posta e ora non penso sia il caso di riaprire il dibattito. Certo è che il rinvenimento del pannello bizantino di Santa Sabina è davvero una scoperta eccezionale, e penso al mosaico proveniente dalla moschea di Kalenderhane ..., mentre Castelseprio me lo ricorda più da vicino il modo di articolare il panneggio nel martirio di sant'Erasmo a Santa Maria in via Lata e nella Guarigione del paralitico a San Saba :P Il discorso è però troppo lungo e complesso e lo avete già affrontato in modo più che lodevole. Mi spiace solo di averlo visto soltanto ora :(
Ciao.
 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 22/10/2010, 18:33




CITAZIONE
quanto sono in ritardo..., non mi è mai arrivata la notifica sulla casella di posta e ora non penso sia il caso di riaprire il dibattito. Certo è che il rinvenimento del pannello bizantino di Santa Sabina è davvero una scoperta eccezionale

In effetti sai che avevo quasi pensato di segnalarti le aggiunte alla discussione, poi ho pensato che certamente non avevi tempo ed ho lasciato perdere...pure io cmq ho visto adesso il tuo intervento che risale a qualche giorno fa, i topic nuovi avevano tolto dall'evidenza questo vecchio che però - a breve - sarà doveroso riaprire, perché ho potuto vedere il famoso dipinto di Santa Sabina dal vivo, e sono rimasto letteralmente a bocca aperta. E non per modo di dire! :o: E' davvero una cosa straordinaria, e merita di essere visto da vicino.
Le foto non rendono assolutamente giustizia, e men che meno quelle della mia macchinetta, purtroppo ancora quella vecchia: la "beffa" è che la vecchia è arrivata pochi giorni dopo, ovvero ieri.

Comunque appena avrò (avremo) un pò di tempo, ci torneremo su.

Saluti.
 
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Esty
view post Posted on 22/10/2010, 19:35




Andrò in uscita con l'Università proprio a Castelseprio. Contribuirò al topic quando avrò informazioni più precise,vediamo cosa ne nascerà :)
 
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view post Posted on 23/10/2010, 09:48

Stupor Mundi

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E' davvero una cosa straordinaria, e merita di essere visto da vicino.
Le foto non rendono assolutamente giustizia, e men che meno quelle della mia macchinetta, purtroppo ancora quella vecchia: la "beffa" è che la vecchia è arrivata pochi giorni dopo, ovvero ieri.

Comunque appena avrò (avremo) un pò di tempo, ci torneremo su.

Invogli davvero alla continuazione della discussione ed anche, in verità, a poter vedere immagini migliori.
A proposito: è per caso già stata segnalata questa pagina www.gliscritti.it/blog/entry/501 ?
CITAZIONE
Andrò in uscita con l'Università proprio a Castelseprio. Contribuirò al topic quando avrò informazioni più precise,vediamo cosa ne nascerà

Già, mi pare proprio una buona occasione per estendere ulteriormente la discussione. Facci sapere senz'altrol.
Ciao.
 
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MarcoSupersonic
view post Posted on 23/10/2010, 13:58




CITAZIONE
Invogli davvero alla continuazione della discussione ed anche, in verità, a poter vedere immagini migliori.

Allora carico un po' di immagini, purtroppo solo leggermente migliori di quelle viste su internet, come detto la nuova macchinetta è arrivata troppo tardi, quindi per foto migliori aspetteremo il prossimo viaggio a Roma (sempre se qualcuno del forum non si trova in zona e provvede prima).

http://img826.imageshack.us/img826/839/im000925.jpg
http://img714.imageshack.us/img714/2483/im000868.jpg
http://img826.imageshack.us/img826/5021/im000869.jpg
http://img209.imageshack.us/img209/4625/im000872.jpg
http://img651.imageshack.us/img651/6467/im000873b.jpg
http://img259.imageshack.us/img259/9950/im000878.jpg
http://img151.imageshack.us/img151/2605/im000881.jpg
http://img820.imageshack.us/img820/5323/im000922.jpg


Per ora, non ho tempo e modo di fare particolari commenti. Mi limito a confermare la sensazione avuta dalla prima visione del pannello, che anzi, ne è uscita decisamente rafforzata. Chi ha dipinto in S. Sabina non credo imitasse nulla, almeno non oltre un certo livello. Credo invece possedesse una spazialità razionale che era lingua naturale nel suo patrimonio figurativo. Lo dimostra la sicurezza con cui le singole figure sono pensate ognuna come una costruzione a sè stante, con tutti i crismi del caso e la naturalezza senza grandi forzature, a parte forse nella figura in proskynesis. Questo non toglie quel che dicevamo sopra, ovvero che una direzione fortemente aulicizzante, parlo della disposizione delle figure e del colonnato alle spalle, corrisponda ad un preciso input politico-ideologico.
Il colore è sopravvissuto in minima parte, ma le lumeggiature ancora presenti sui volti aiutano a identificare una forte matrice ellenistica, probabilmente persino ad ipotizzare una provenienza precisa. Chiaramente, il pittore andrà cercato in uno dei vari monasteri grecofoni attivi in quel tempo a Roma.
Per quanto riguarda i collegamente con Castelseprio, che prima giustamente Ermelinda escludeva, preciso che sono d'accordo con lei che tangenze dirette manchino: l'unica tangenza è la qualità e la padronanza di alcuni strumenti della tradizione classica (tra i tanti che erano a disposizione) in entrambi i casi maneggiata felicemente dai misteriosi autori del tempo. Non credo sia pochissimo.

CITAZIONE
Andrò in uscita con l'Università proprio a Castelseprio. Contribuirò al topic quando avrò informazioni più precise,vediamo cosa ne nascerà

Qualora ti fosse possibile, avrei un favore da chiederti in merito. Mi occorrerebbe una fotografia degli angeli che reggono l'ethimasia sull'arco trionfale. A Castelseprio non lasciano fare foto se non in presenza di un permesso dalla Sopraintendenza, quindi io non ho potuto farne. Credo che il tuo professore, se tu fossi così gentile da prospettargli la cosa, con il giusto anticipo potrebbe ottenerlo senza molti problemi. Naturalmente farebbe lo stesso per me se lui sapesse indicarmi un testo dove trovarle (a colori).
Ti ringrazio anticipatamente.

Saluti.
 
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Esty
view post Posted on 23/10/2010, 14:13




Uhm,sarà difficile allora che ci facciano fotografare.
se possibile ovviamente mostrerò le foto (magari fanno fotografare ma non le fanno pubblicar,e come quelle dle museo di Cividale).
 
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79 replies since 13/12/2009, 20:06   5389 views
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